Paolo chiama Carlo e gli chiede di Marco. Una storia che parte dall’Italia e arriva dritta in Spagna, dove c’è fermento per il Mondiale e i talenti di Luis Enrique faranno di tutto, in estate, per trovare una squadra che dia loro spazio e visibilità. Stavolta Maldini non dovrà volare a Ibiza per convincere Theo Hernandez, ma probabilmente sempre alle Baleari, sull’isola di Maiorca, per spiegare il progetto Milan a un giocatore che nel Real Madrid è passato dall’avere un ruolo importante a uno marginale. Nella cavalcata per la vittoria dell’ultima Champions League, Marco Asensio ha giocato solo due volte da titolare. Discorso diverso in campionato, dove è partito dal 1’ per la metà delle gare (19). È sulla sua necessità di un ritorno al ruolo di protagonista che il Milan s’è fatto sotto. La trattativa è cominciata con una telefonata di Maldini ad Ancelotti: «Carlo, ti dispiacerebbe?». E Carletto, da signore qual è, gli ha fatto capire che non ne farebbe un dramma. Il Real Madrid, in quel ruolo, ha Rodrygo, ha scoperto Valverde e potrebbe anche spostare Vinicius, semmai Hazard dovesse tornare quel fenomeno di qualche anno fa sulla fascia sinistra.
Asensio, scadenza 2023
Il Real ha provato a offrire ad Asensio il rinnovo del contratto, ma senza troppa convinzione. Deve cederlo, perché è in scadenza nel 2023 e non può perdere a parametro zero un giocatore di indiscutibile valore. A 26 anni, il maiorchino è ancora nel pieno della carriera, ha avuto un brutto infortunio nel luglio del 2019 (crociato e menisco), ma ora è sano, sta bene, l’ha dimostrato quest’anno nella Liga (10 gol), meno in Champions, dove l’unica rete che ha segnato, di assoluta bellezza, è stata quella del 2-0 all’Inter nella fase a gironi al Bernabeu. A un anno dalla scadenza del contratto, dunque, il Real sa che non può chiedere più di 30-35 milioni di euro. Una cifra che in Premier possono spendere a occhi chiusi: proprio negli ultimi giorni l’Arsenal si accodato al Manchester United, destinazione affascinante dove Marco ritroverebbe i suoi ex compagni Varane e Cristiano Ronaldo. Al Milan, invece, troverebbe una soluzione tattica ideale. Pioli può schierarlo dove quest’anno si sono alternati Saelemaekers e Junior Messias: a destra, col piede invertito, pronto a servire cross per Giroud o chi per lui con quel magnifico mancino che si ritrova.
Juve, non solo Milan
Maldini ora dovrà trattare con José Angel Sanchez, direttore generale del Real Madrid, e sondare la disponibilità del giocatore, impegnato fino a ieri sera con la Spagna in Nations League. La concorrenza è spietata, perché al di là dello United c’è la Juventus. Le italiane, a differenza dei Red Devils, gli possono garantire la vetrina della Champions, fattore non da poco in ottica Mondiale. Allegri lo stima e se lo ricorda bene. Fu lo spagnolo a mettere la parola fine sulla finale del 2017 a Cardiff (4-1). Con Chiesa a sinistra, Asensio a destra e Vlahovic al centro, quello dei bianconeri sarebbe un attacco stellare.
Garanzia Nadal
La svolta nella carriera di Marco è avvenuta nel 2014. Nato e cresciuto a Maiorca, dove da ragazzino si è messo in mostra attirando l’attenzione di diversi club. Il Barcellona, che l’aveva praticamente in tasca, e il Real Madrid, che però era un po’ meno convinto che il suo fosse un profilo adatto. Fu l’indecisione dei blaugrana e una telefonata di Rafa Nadal a Florentino Perez a convincere i Blancos a investire circa 4 milioni per assicurarselo. “Mallorquin” come lui e fan sfegatato del Real, Nadal, oltre a essere il tennista con più Slam vinti nella storia, s’è dimostrato anche un discreto talent scout: «Mi vide giocare e disse al presidente che nel Maiorca c’era un ragazzino molto interessante» ha poi raccontato a distanza di anni Asensio. A quel punto, Florentino si convinse e la trattativa durò pochissimo. Visita al Bernabeu, un tour per la Ciudad Deportiva di Valdebebas e la firma del contratto, prima di concludere la stagione a Maiorca e poi passare in prestito per un anno all’Espanyol. Dall’estate del 2016, è in pianta stabile alla Casa Blanca, un posto che non si lascia mai volentieri. Ancelotti, però, non gli può garantire il posto fisso e il Real non può perderlo a zero la prossima stagione. Tocca quindi a Maldini, o eventualmente ad Allegri, convincerlo a trasferirsi a Milano o a Torino. Non sarà la “Garanzia Nadal”, ma avrà la certezza di essere al centro del progetto. Roba non da poco nell’anno del Mondiale.