Osimhen e il Napoli, il piano per il rinnovo: la mossa di De Laurentiis

Il nigeriano ha sposato il club, bisogna ricambiare l’amore: ogni suo gol costa 170 mila euro, meno di Lautaro, Lukaku, Giroud, Vlahovic &co.
Osimhen e il Napoli, il piano per il rinnovo: la mossa di De Laurentiis© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
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NAPOLI - È così che si può costruire un sogno in due: parlandosi, però guardandosi negli occhi, sapendo che nei dettagli c’è nascosta un’idea, la fusione d’un tempo. Aurelio De Laurentiis e Victor Osimhen non hanno nulla da nascondersi, è sin troppo chiaro che son fatti l’uno per l’altro, che possono sposare i reciproci interessi: e quando il presidente del Napoli l’ha detto («non è in vendita, se non davanti ad una offerta che contribuisca in maniera inequivocabile a rendere migliore la salute del club»), il centravanti ha risposto («mai vista una città più folle per il calcio, sono felice di essere venuto qui; non esiste un posto migliore»). Il calcio è un mondo a sé, ha regole che sfuggono talvolta all’umana comprensione ma c’è pur sempre un principio espresso dal mercato attraverso la domanda e l’offerta: Victor Osimhen ha rappresentato un investimento straordinario, un affare da settanta milioni di euro nell’estate del 2020 - quella in cui il Covid era ancora tra di noi, dunque nella macro economia del calcio - ed ha rappresentato un gesto di fiducia del Napoli, che ha creduto nel centravanti nigeriano e ne è stato premiato. Osimhen ha un contratto, quattro milioni e spiccioli, che scadrà nel 2025, ed una serie di bonus che ne premiano le qualità da attaccante: quell’accordo ha un senso, ovvio che sì, ma il rendimento e le offerte e le richieste e le valutazioni non lasciano insensibili, né vengono ignorate.

A noi, in amicizia

Aurelio De Laurentiis e Roberto Calenda, il manager del calciatore, hanno avuto modo di incontrarsi una settimana fa, di scambiarsi pareri e opinioni sullo scibile umano e poi, chiaramente, di soffermarsi su Osimhen, per il quale il presidente del Napoli non è disposto a crollare neanche dinnanzi a gesti di follia: il Psg, la miniera più fiorente, ha scoperto che non sempre è sufficiente lusingare con somme da principi. Per far vacillare Adl non bastano 120 milioni neanche 150, ce ne vogliono (almeno 180), se non 200: però gli effetti di una scelta del genere - forte, autorevole, persino identitaria - si riflettono inevitabilmente sul rinnovo, a cui il Napoli ambisce. Sono interessi allo specchio, non ci sono «vittime» e «carnefici», e De Laurentiis e Calenda hanno avviato quello che si potrebbe chiamare un negoziato a futura memoria partendo da lontano. Adl l’ha addirittura anticipato, una mossa che gli appartiene, annunciando nella conferenza stampa di presentazione di Garcia un accordo imminente, una specie di promessa, con Osi: «Abbiamo un’intesa di massima per allungare il contratto di due anni». In realtà, è il suo desiderio: ritoccare e starsene abbracciato al proprio centravanti sino al 2027. Le telefonate tra De Laurentiis e Calenda sono praticamente quotidiane, le discussioni improntate al rispetto, le proiezioni - ognuno ne ha per sé - scontate: il Napoli cerca di strappare un altro sì, sapendo di dover andare (ben) oltre la soglia del rigido fai play che si è imposto; e il fraterno amico del bomber, insegue un riconoscimento che sia in linea alle avances dell’universo calcio. Nessuna cifra, per il momento: si vedranno ancora, ovvio che sì.

Superbonus

Osimhen ha segnato trentuno gol quest’anno, ventisei li ha fatti in campionato e ogni prodezza necessaria per lo scudetto è costata 170 mila euro, (assai) meno di quelle di Lautaro Martinez e di Giroud, di Lukaku e di Vlahovic. Nella classifica dei cannonieri, si è imposto Osimhen, in quella degli ingaggi, stanno sistemati (assai) meglio alcuni dei suoi «concorrenti» al trono: nessuno è prodigo quanto lui, comunque. Osimhen si è sbilanciato sentimentalmente dalla Nigeria: «Lo scudetto con il Napoli è uno dei titoli più prestigiosi del Mondo. Mi ha reso dipendente dai trofei. Non vedo l’ora che cominci la stagione». Il bomber si è trasformato in assistman, gesto tecnico che alla premiata ditta VO9 non dispiace: Adl, pensaci tu.


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