Retroscena Zaniolo, i motivi della frenata del Milan

Tanti i soldi spesi e pochi risultati: il club ha smarrito la collegialità e ora non può rilanciare sul giallorosso
Retroscena Zaniolo, i motivi della frenata del Milan© AC Milan via Getty Images
Alessandro F. Giudice
5 min

I movimenti per arrivare a Zaniolo segnalano la persistenza nel Milan di dilemmi organizzativi poco funzionali a un modello che girava alla perfezione, prima dei travagli degli ultimi mesi. Quando Maldini parla di un Milan che «sta nei parametri» allude a limiti di spesa che precluderebbero acquisti costosi da lui considerati necessari per alzare il livello tecnico. Numeri alla mano, la proprietà ritiene invece di avere esaudito le richieste dell’area tecnica per il 2022/23: 50 milioni di saldo negativo tra acquisti e cessioni l’estate scorsa è il budget più alto della Serie A. Le dirette concorrenti hanno chiuso addirittura in attivo, avendo pure venduto. Si fa l’esempio del Napoli, capace di monetizzare giocatori importanti per finanziare operazioni da 15/20 milioni di grande impatto sul campo.

Operazione solo con obbligo di riscatto

Zaniolo è un pallino dell’area tecnica da quando la Roma chiedeva 60 milioni. Ora le pretese giallorosse sono forzatamente calate a 30-35 ma il Milan ha esaurito il budget di mercato a luglio (andando perfino un po’ oltre) puntando quasi tutto su De Ketelaere. Uno sforzo per l’esterno italiano inciderebbe allora sulla dotazione della prossima stagione, la cui dimensione dipenderà inevitabilmente dalla qualificazione in Champions. Ecco perché il vertice di via Aldo Rossi fissa il paletto del prestito con obbligo di riscatto condizionato, cioè legato a un evento che nessuno può oggi considerare scontato. La Roma ha in Zaniolo un capitale tecnico che si svaluta a vista d’occhio, approssimandosi la scadenza del contratto (2024) ma soprattutto dopo le tensioni apparentemente insanabili con il club. Il dilemma è tenerlo in squadra, cercando migliori condizioni a giugno, o liberarsi di un problema da cui la serenità del gruppo rischia di essere minata nella parte cruciale della stagione. Difficile per il Milan spingersi oltre 20-25, quindi l’affare può chiudersi solo se la Roma scende a miti consigli o se i rossoneri vendono qualcuno. La proprietà americana non ritiene lineare parlare di risorse extra per riparare potenziali errori di mercato perché il principio di responsabilità è chiaro: ottenere un budget significa rispettarlo, facendo fruttare le risorse destinate. L’area tecnica è consapevole della difficoltà di avanzare richieste nuove perciò l’operazione è difficilissima. L’alternativa è Ziyech, gradito ai vertici perché giocatore più pronto, proveniente dalla Premier, con esperienza internazionale e costo del cartellino contenuto. L’ostacolo sarebbe semmai l’ingaggio (6 milioni) che usufruirebbe però del decreto crescita.

Il percorso di crescita si è interrotto

Le disfunzioni organizzative del Milan sono alla base del calo di una squadra che ha affrontato tutti gli impegni post-Mondiale con gli stessi giocatori dell’anno scorso (tranne Dest, titolare con la Lazio per l’assenza di Hernandez). Nessuno dei nuovi ha saputo guadagnarsi una maglia da titolare, segno di un mercato incapace di rafforzare la rosa e di ampliarla, soprattutto nei ruoli ritenuti più deboli. Negli ultimi tre anni il Milan rappresentava una notevole eccezione per il calcio italiano. Non solo per la capacità di resistere alle pressioni di giocatori e procuratori, imponendo disciplina nelle decisioni economiche. La novità era pure nel metodo, basato su un team in cui la selezione dei prospetti era condivisa, collegiale ma soprattutto orientata al rendimento sull’investimento. Un comitato in cui sedevano responsabili dell’area tecnica, scouting e finanza oltre al top management. Quel percorso di crescita si è interrotto. Per il primo anno il Milan non inserisce giocatori nuovi in prima squadra e non valorizza il talento della sua rosa. Il nodo del rinnovo di Maldini-Massara ha prodotto la concessione all’area tecnica di un’enorme autonomia decisionale all’interno di budget fissati dalla programmazione finanziaria. Sostituire un metodo con le capacità individuali è sempre molto rischioso. Nessuna azienda può prescindere da meccanismi direzionali oggettivi e finanche i manager preferiscono, di solito, strutture in cui le decisioni individuali vengono protette dalla condivisione. Avanzare richieste di poteri assoluti dà ebrezza ma denota poca malizia, esponendo inevitabilmente al rischio di personalizzare i passi falsi, sempre possibili in un business incerto come il calcio. Uscire dall’impasse non è facile. Per cultura, gli investitori americani sono avvezzi a consuntivi ravvicinati, perciò a fine stagione, se i risultati saranno deludenti non solo in termini sportivi ma soprattutto di crescita qualitativa, la struttura sarà rivista.


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