Sassuolo, la fabbrica del talento

Leggi il commento sul mercato dei neroverdi e sui loro giovani
Sassuolo, la fabbrica del talento© ANSA
Alessandro F. Giudice
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Come ogni sessione di mercato che si rispetti, anche l’attuale sembra gravitare su Sassuolo: piazza che continua a valorizzare talenti, sfornando giovani appetiti dalle big. Frattesi quest’anno come Scamacca, Boga, Traore e Raspadori l’anno scorso. Locatelli e Marlon nell’estate 2021, Sensi e Duncan nel 2020. Nei dieci anni di Serie A, il flusso di trasferimenti neroverdi rivela un pareggio incredibile tra entrate e uscite: 428 milioni contro 428. Nessun club italiano ha operato con tanta disciplina, quasi scientifica, nel finanziare investimenti con disinvestimenti. Intanto, però, il Sassuolo si è costruito una presenza costante in Serie A.

È ormai un club di medio calibro capace di divertire il suo pubblico, raggiungere piazzamenti prestigiosi come il sesto posto del 2015/16 e la storica partecipazione ai gironi di Europa League nella stagione seguente, acquistare lo stadio (il Mapei di Reggio Emilia) oggi di proprietà dell’azionista. Non male per una piccola società di provincia, storicamente abituata a galleggiare tra D e C. Merito di un azionista solidissimo che ha portato non solo denari ma cultura imprenditoriale e organizzazione aziendale, di un management competente, di un ambiente sano e ragionevole in cui si può lavorare senza le pressioni di altre piazze.

Sassuolo, il guadagno dalle plusvalenze

Così il Sassuolo può investire nella costruzione di un rapporto inclusivo con la sua comunità locale. Seimila abbonamenti la stagione scorsa per un incasso veramente modesto: 1 milione cioè la media di 166 euro. Metà di un terzo anello a San Siro. Con una media di paganti (13 mila) tra le più basse della Serie A, il Sassuolo incassa meno di 4 milioni dallo stadio e una quarantina di diritti dalla Lega di Serie A. Un apporto decisivo all’equilibrio economico arriva dall’azionista Mapei che sponsorizza il club con 18 milioni l’anno, ma un contributo adeguato deve arrivare dalle plusvalenze: 40-45 milioni ogni anno. I ricavi sono arrivati a 140 nel 2022, grazie ai 50 ottenuti da Boga e Scamacca, ma pure il 2023 sarà ricco grazie al riscatto di Raspadori e all’asta per Frattesi. Senza questo, l’equilibrio economico è un miraggio. Così si spiega l’attivismo di Carnevali, sempre attento a estrarre – anche scandagliando i ricchi mercati esteri - il massimo valore dall’asset che il club produce: giovani di talento.

Grazie al player trading il Sassuolo mantenne i conti in ordine anche durante il Covid, tranne una perdita di 13 milioni realizzata nel 2021. I costi per la rosa, tra stipendi e ammortamenti, sono al 64% dei ricavi: ben sotto la media della Serie A. I debiti sono bassi (10 milioni con le banche) togliendo quelli verso il factor e l’azionista, gli oneri finanziari quasi simbolici. Come allestire ogni anno rose di livello, monetizzando i prospetti migliori, è arte che in certe realtà di provincia si esercita con grande perizia. Il calcio è una catena del valore con aziende specializzate, da sempre, nella valorizzazione del talento, i cui clienti sono big della serie A o di campionati più ricchi e il Sassuolo ha il suo posto nell’ecosistema.


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