Tutta l'Europa guarda il Napoli

Tutta l'Europa guarda il Napoli© EPA
Alberto Polverosi
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Da ora in poi, diciamo dal Liverpool in poi, per il Napoli è diventato tutto più difficile. Quattro gol ai Reds, anche se non attraversano il loro momento migliore, sono sempre 4 gol ai Reds. Ai quali si aggiungono i 3 all’Ibrox Park contro i Rangers, oltre a tutti quei punti in campionato uniti ai due primi posti nelle due classifiche, di A e di Champions. Unica imbattuta italiana (l’Atalanta non è in Europa) nei due tornei nazionale e internazionale. Ogni partita il Napoli ha qualcosa da dimostrare. Così, alla vigilia della sfida con l’Ajax, l’attenzione non va più sui lancieri che chiusero il primo ciclo di Allegri alla Juventus e che nei decenni scorsi travolsero la mentalità di tutto il calcio, ma sulla squadra di Spalletti che sta travolgendo questo periodo italo-europeo con un calcio fatto di spettacolo. Gol, vittorie e soprattutto gioco. In questo momento per l’Ajax non potrebbe esserci avversario italiano più pericoloso. Se Alfred Schreuder, il successore di Ten Hag che ne ha appena presi 6 dai cugini del Manchester City, fosse costretto a pensare al punto di forza del Napoli, dovrebbe parlare per giorni e giorni. Oggi il Napoli è una squadra dove funziona tutto, magari non per 90 minuti di fila, ma in quei 50-60 minuti di padronanza tecnica può giocare alla pari delle grandi. C’è anche un dato statistico a confermarlo: ha il miglior attacco della Serie A e della Champions League, perfino il City di quel mostro di Haaland, ha segnato finora un gol in meno del Napoli. Stasera, vincendo ad Amsterdam, gli azzurri conserverebbero il primo posto solitario del girone, ma potrebbero dare una mano al Liverpool (impegnato in casa con i Rangers) a risalire un po’ e a mettere sotto l’Ajax.



Una volta sarebbe stata una partita storica perché in campo andavano i lancieri, stavolta potrebbe diventarlo perché dall’altra parte ci sono Anguissa, Lobotka e Kvaratskhelia, giocatori che stanno trasformando la squadra, rappresentanti di un nuovo Napoli che negli scontri più elettrici, più prestigiosi e più impegnativi ha cancellato il vecchio Napoli. Come sia stato possibile lo spiegherà un bel giorno Spalletti, un allenatore che quando si sente a casa (e Napoli per lui è casa) riesce a dare il meglio di sé. Il gesto delle rose, portate in conferenza stampa come segno di solidarietà per la battaglia delle donne iraniane, dovrebbe diventare il gesto del calcio europeo. E’ un ragazzo di oltre sessant’anni con buone e giuste idee, solo che a volte, quando le espone, non sempre gli escono bene. Questo Napoli, invece, gli sta uscendo che è una meraviglia.
Per esempio, pensate un po’ a cosa diventerebbe la “10 giorni” di Giacomino Raspadori se riuscisse a mettere la sua firma anche ad Amsterdam. Ha cominciato, in azzurro, a Milano e ha proseguito a Budapest. Ma non sono le città che contano, sono gli stadi: gol al Meazza, al Puskas e chiuderebbe al Cruijff, un sogno per uno che comunque gioca al Maradona. Un piccolo fra i giganti, in attesa di diventare un gigante pure lui (statura a parte).


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