I maestri dell'Europa: la panchina parla italiano

In un periodo di carenza di giocatori di talento internazionale, continuiamo a esportare nel mondo sapienza tattica: nei quarti di Champions League ci sono Spalletti, Inzaghi, Pioli e Ancelotti con il Real Madrid
I maestri dell'Europa: la panchina parla italiano
Alberto Polverosi
5 min

La metà esatta della grande Europa è nostra. Tre club su otto sono italiani, ma un dato ancora più significativo è quello delle panchine: quattro allenatori di casa nostra sfideranno nei quarti di finale di Champions League un tedesco (Schmidt) e un inglese (Potter), poi chiudono il quadro lo spagnolo Guardiola e il tedesco Nagelsmann che se la vedranno fra loro. Noi ci presentiamo con questo poker: Simone Inzaghi, Stefano Pioli, Luciano Spalletti e Carlo Ancelotti. Ne abbiamo perso uno, nel turno precedente, Antonio Conte, eliminato col Tottenham dal Milan di Pioli, ma probabilmente lo riavremo presto fra noi. Dopo la sparata contro la sua squadra, contro una mentalità (perdente) che non gli appartiene (anche se in Europa, in realtà, non è che il feroce salentino abbia vinto così tanto, anzi), Conte potrebbe tornare in Serie A per rendere ancora più interessante la sfida di cervelli da panchina, un campo dove noi ci esaltiamo. Inter, Juventus, chissà se qualche altro club sta pensando al tecnico degli Spurs, alla sua voglia di riscatto personale dopo la parentesi londinese. Immaginiamo i duelli con Spalletti, con Allegri, con Mourinho, con Sarri, con Pioli e Inzaghi (anche se qualcuno, a occhio, resterà fuori): ci sarebbe da divertirsi ancora di più.

Il Chelsea degli italiani

Se non riusciamo più a sfornare i campioni di un tempo (l’ultimo grido di allarme di Mancini cadrà, come al solito, nel vuoto), almeno abbiamo la capacità di esportare nei grandi club europei i nostri allenatori. La continuità con cui Coverciano fa maturare i suoi studenti deve essere un orgoglio per il calcio italiano e per Renzo Ulivieri che degli allenatori è il presidente. In Inghilterra abbiamo trasformato una piccola squadra in leggenda grazie a Claudio Ranieri col titolo conquistato dal Leicester, avevamo vinto la Premier qualche anno prima con Mancini al Manchester City e con Ancelotti al Chelsea, e ancora prima Di Matteo a Stamford Bridge aveva portato la Champions, mentre di recente Sarri ha regalato l’Europa League. Il Chelsea è il club che i tecnici italiani hanno arricchito di più in epoche diverse, aveva cominciato Gianluca Vialli col doppio incarico da giocatore-allenatore vincendo la Coppa delle Coppe e la Supercoppa d’Europa, mentre lo stesso Conte aveva lasciato in dote una Premier e una FA Cup prima di tornare in Inghilterra col Tottenham.

La carica di De Zerbi

Oggi, i malumori inglesi di Conte sono compensati dal brillante cammino di De Zerbi che col piccolo Brighton sta conquistando l’attenzione della Premier. È sesto, alla pari del Liverpool, a -5 (però con una partita in meno) dal Newcastle, ma soprattutto gioca un gran calcio. Abbiamo ct in Ungheria (Marco Rossi a Budapest è un re), in Belgio (Domenico Tedesco), fra qualche tempo ne avremo probabilmente uno sulla panchina della Seleçao (Ancelotti...). Capello ha allenato la Russia e l’Inghilterra, Spalletti in Russia ha vinto con lo Zenit, molti anni fa Albertino Bigon portò il titolo svizzero a Sion, Ancelotti ha vinto in tutti i grandi campionati d’Europa, Trapattoni ha conquistato trofei in Austria, Portogallo e Germania. Non esiste al mondo una scuola come quella italiana e almeno di questo possiamo essere fieri. Quando in Europa si parla di tattica, di lavoro profondo, di studio, di conoscenze, di aggiornamenti, in generale di evoluzioni, il riferimento è sempre quello italiano.

Finale tutta nostra?

Fieri lo saremmo ancora di più se il 10 giugno, a Istanbul, si presentassero due allenatori italiani. Perché questo accada, Inzaghi deve battere il Benfica cosicché andrebbe a giocare la semifinale di Champions contro Pioli o Spalletti, mentre dall’altra parte Ancelotti dovrebbe eliminare subito l’inglese Potter e nel turno successivo uno fra lo spagnolo Guardiola e il tedesco Nagelsmann. Carletto contro un collega italiano e una squadra italiana, sarebbe davvero una festa per noi. Ma visto che stiamo parlando di prospettive affascinanti, anche nelle altre due coppe potremmo portare in finale un tecnico italiano, in Europa League il livornese Allegri con la Juventus (magari contro il più italiano degli allenatori stranieri, José Mourinho) e in Conference League l’allenatore della Fiorentina che, guardacaso, si chiama Italiano.


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