Tra Pioli e Spalletti tutto ruota intorno a Diaz

Lo spagnolo super al Maradona: Lucio studia le contromosse ma il rivale pensa a un piano B
Tra Pioli e Spalletti tutto ruota intorno a Diaz© ANSA
Antonio Giordano
3 min

NAPOLI - Annodandosi il fazzoletto, per ricordarsi quel giorno, si può restare sospesi con la testa nell’aria e pensare: ne hanno fatte tante, e quante, Pioli e Spalletti, ed ora che sono arrivati al dunque, alla madre e al padre di tutte le partite, più che scegliere sarà indispensabile decidere (e bene), perché poi non ci sarà un domani. La memoria è un labirinto però viene più facile (elementare, Watson), ripensare al 2 aprile, a quello 0-4 che può avere lasciato qualche scoria nella testa del Napoli ed alimentato l’autostima nel Milan: ma è stata solo e soltanto una partita, nella quale la capolista non c’era - e se c’era si era concessa una distrazione - e i campioni d’Italia, invece, si sono reimpossessati di se stessi. Però Brahim Diaz è stato un fattore a destra, lo sa Pioli e lo ha imparato Spalletti; e pure Bennacer ha inciso, eccome, andando a soffocare Lobotka; mentre Krunic, in silenzio, s’è adagiato su Zielinski, ha formato la cerniera o ha provveduto a sistemare il mastice laddove servisse. Dieci giorni sono tanti e anche pochi, questa è tutta un’altra storia, c’è dentro energia nuova, entrano motivazioni magari scomparse, contengono le tracce di un calcio che appartiene per intero ad entrambe: quel Napoli non è mai parso avvicinarsi al suo livello (alto, altissimo), lo stesso esibito a San Siro il 18 settembre del 2022, quando al campionato venne concessa la prima spallata possente con quell’1-2 ottenuto senza Osimhen, con Raspadori centravanti, con Kvara che sulla destra del Milan mandò in confusione prima Calabria e poi Dest, con quel palleggio ritmato che annunciò quasi un’epoca, questa che varrà il terzo scudetto.

Differenze

Il Napoli è stato meravigliosamente bene sino a Torino (19 marzo), poi ha pagato le fatiche con le Nazionali, ha letto nel proprio libro bianco ed ha trovato valori non più aderenti alla sua natura sfrontata ed esagerata. Il Milan è stato terribilmente male nel 2023 fino a Napoli (cinque sconfitte e anche due pareggi), poi s’è scosso, ha rimosso la difesa a tre, ha riabbracciato il più familiare 4-2-3-1 di Pioli, ha strappato con Leao al “Maradona”, ma soprattutto lì, e poi - sarà stato per “colpa” del turnover - si è riallineato a questo anno imprevedibile con l’Empoli. Ma nei 180' che verranno non si può prevedere se varrà la sintesi di una stagione intera e se diventerà un indizio un suo frammento, quell’ora e mezza di Napoli-Milan: e nella testa potrà esserci tutto quello che già si è visto, sia all’andata che al ritorno o sia nelle ventisette di campionato o in quella serata così insospettabile, ma pure qualcosa di nuovo. Non servirà frate indovino per capirlo: lo spiegheranno Pioli e Spalletti, il Milan e il Napoli, Leao o Kvara, Giroud o Kim. Saranno le notti dei Grandi Duelli. 


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