L’Inter tenta il colpo di stato: la storia contro il fatturato

Il Manchester City ha speso fin qui 924 milioni, la squadra di Inzaghi 240 ma i nerazzurri hanno vinto 9 trofei internazionali e gli inglesi uno
L’Inter tenta il colpo di stato: la storia contro il fatturato© EPA
Ettore Intorcia
5 min

DALL'INVIATO A ISTANBUL - Storia o fatturato? È una questione di prospettiva. Per darsi coraggio, quando dall’altra parte c’è una corazzata come il City, chiunque nei panni dell’Inter si consolerebbe ripetendosi che in definitiva in campo non ci va mica il fatturato ma undici ragazzi, niente di più, niente di meno. Se invece si è nei panni di Guardiola, lo strafavorito di questa finale, per provare ad allentare la tensione e buttare la palla in tribuna non resta che ripetere che «in campo non va la storia». Alludendo a tutto quello che i nerazzurri hanno in bacheca e che dalle parti di Manchester, la Manchester dei Citizens, possono solo sognarsi: tre Champions, tre Coppe Uefa, due Intercontinentali, un Mondiale per club contro la Coppa delle Coppe alzata dal City nel 1970, mezzo secolo fa, quando Pep non era ancora nato. Scaramucce dialettiche a parte, resta un dato inequivocabile. Il City è una superpotenza economica, e questo nel calcio postmoderno riscrive le gerarchie. È un club di proprietà di un fondo sovrano e per questo può continuare a stravolgere le regole del calciomercato in barba agli inutili tentativi di Nyon di mettere un freno alle follie. Nella sola gestione Guardiola, il club di Mansour ha superato il miliardo di acquisti, cifra da raddoppiare se consideriamo l’intera esperienza del City Football Group. Oltre alla pressione di dover vincere a tutti i costi, Pep sente addosso gli occhi di buona parte della Premier League, stuzzicata dall’idea di assistere a un nuovo flop dei Citizens. Poco da stupirsi: al City sono convinti che siano state proprio le rivali inglesi ad aizzare la Uefa con l’inchiesta che aveva portato all’esclusione dalle coppe prima dell’intervento del Tas. Più financial che fair play. 

Il costo della rosa del City

Per tornare a giocare una finale di Champions, la seconda nella storia del club dopo quella persa con il Chelsea, la scorsa estate gli inglesi hanno chiuso acquisti per 150 milioni di euro a fronte di 162 incassati. Sembrerebbe un’annata virtuosa - lo sarebbe a prescindere a confronto con quello che ha combinato il Chelsea - ma alla base c’è una grande dose di fortuna perché Haaland, grazie alla clausola, è costato solo 60 milioni. La realtà è che, per mettere insieme la squadra che domani sfiderà l’Inter, il City ha speso negli anni 924,9 milioni di euro. Ora quel parco giocatori - secondo le stime di Transfermarkt.it - si è rivalutato in media di quasi l’11%, arrivando a una quotazione di 1,026 miliardi di euro. Il solo Haaland ha praticamente triplicato l’investimento iniziale, passando da 60 a 170 milioni. Una stima molto prudenziale: nell’analisi elaborata dal Cies, Haaland è oggi il calciatore con la quotazione pià alta di tutti e si potrebbe vendere a 245 milioni di euro. L’algoritmo, tuttavia, non suggerisce a chi...

Il valore dei giocatori dell'Inter

E l’Inter? Alla base c’è una struttura che ha già giocato una finale Uefa - l’Europa League persa contro il Siviglia nel 2020 - e un blocco di nazionali già campioni d’Europa con Mancini, ma la filosofia dei parametri zero ha portato alla costruzione di un istant team dai costi neanche paragonabili a quelli degli inglesi. Parliamo di 240 milioni e spiccioli - tra cartellino o costo del prestito oneroso, come nel caso di Lukaku - per una rosa che oggi ne vale 518. Ha senso tenere alta la quotazione di Skriniar perché ha già firmato con il Psg: lascerò Milano a zero ma dall’1 luglio ha già un nuovo prezzo. Rivalutazione del 115%. In media, per ciascun giocatore il club di Zhang ha speso 10,4 milioni di euro; a Manchester il costo medio è quadruplicato, 42 milioni a testa. Dicevamo delle quotazioni Cies, che seguono un diverso metodo di raccolta ed elaborazione dei dati. Se Haaland è il più prezioso, a chiudere la top 20 c’è Lautaro Martinez (100,7 milioni), che però è già campione del Mondo e sogna di far saltare il banco. Alla faccia dei fatturati e pure degli algoritmi. 


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