Lazio, il vestito sbagliato

Leggi il commento alla prestazione dei biancocelesti sul campo del Feyenoord
Stefano Chioffi
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Il consiglio di Sarri non è servito. Aveva chiesto una Lazio con la faccia tosta, per evitare di scottarsi al De Kuip, ma la squadra ha pensato che un appuntamento fondamentale in Champions andasse affrontato in giacca e cravatta, come un ricevimento a base di salmone e caviale. Si è presentata con un vestito inadatto, a Rotterdam, dove un mito come Cruijff aveva chiuso la carriera nel 1984 e il Feyenoord non perde in Europa dal 2 dicembre del 2020 (0-2 con la Dinamo Zagabria). Invece di comprendere il valore e la delicatezza della partita, quasi uno spareggio per avvicinarsi agli ottavi di Champions, la Lazio ha sbagliato atteggiamento, ogni lettura: un’involuzione netta rispetto alla brillante prestazione di sabato sera a Reggio Emilia con il Sassuolo. Fragile e timorosa, come ha sottolineato Sarri, che si è pentito di alcune mosse legate alla formazione: il suo primo rimpianto è l’esclusione di Kamada. Una Lazio lenta, fuori registro. Distratta e nervosa, sei cartellini gialli. Ha perso 3-1, è andata presto in confusione e nel girone si è complicata la vita: Feyenoord a quota 6, Atletico Madrid a 5 (2-2 in rimonta ieri sera a Glasgow), Lazio a 4 e Celtic a 1. Adesso, per ritrovare il binario, serviranno due vittorie nelle prossime sfide all’Olimpico con gli olandesi e gli scozzesi, in programma il 7 e il 28 novembre. A Rotterdam ha faticato ad alzare il ritmo e il baricentro. In ritardo anche nello sviluppo del pressing. Errori che hanno permesso al Feyenoord di costruire la manovra in scioltezza, senza ostacoli, e di individuare sempre il corridoio giusto. E così, con questo tipo di atteggiamento, la Lazio ha trascorso un primo tempo da incubo: non ha mai dato la sensazione di poter cambiare direzione al match. Neppure la rete annullata in avvio a Gimenez, per un fuorigioco, è bastata a svegliarla.

Pedro, un fiammifero nel buio

La tuta da marines non rientra nelle caratteristiche di questo gruppo. A fare la differenza è stato proprio Santiago Gimenez, classe 2001, messicano di passaporto, ma argentino di nascita: in estate il suo nome figurava nella lista del club di Lotito, che lo aveva studiato quando era ancora alla ricerca di un vice Immobile. Arrivato a Rotterdam nel 2022 dal Cruz Azul, Gimenez ha fatto saltare gli equilibri. Ha firmato l’1-0, nato da un pallone perso da Casale. E più avanti, nella ripresa, ha messo il timbro sul 3-0: trentadue gol in trentasette partite con la maglia del Feyenoord. Non è un caso che i dirigenti lo valutino quaranta milioni. Anche un anno fa, durante le fase a gironi di Europa League, Gimenez aveva messo in crisi la Lazio: una doppietta all’Olimpico e una perla al De Kuip. La squadra di Arne Slot, che ha conquistato il titolo a maggio dopo sei anni, ha chiuso in banca la vittoria nello spazio di quarantacinque minuti. A realizzare il 2-0 è stato l’algerino Zerrouki. Sarri ha provato a correggere la Lazio nell’intervallo. Fuori Rovella e Hysaj, dentro Guendouzi e Lazzari. Dopo dieci minuti ha tolto anche Immobile, ancora in difficoltà: il capitano ha sprecato energie, non ha ricevuto un pallone decente, ma è sembrato distante dai suoi livelli. Il Feyenoord ha gestito con ordine la partita, ha fatto scoprire la Lazio e l’ha colpita per la terza volta: tutto con una facilità preoccupante. Ritrovare un filo logico, a questo punto, è stato impossibile. Castellanos si è guadagnato un rigore nel finale, mentre in precedenza aveva fallito un tocco morbido davanti alla porta di Bijlow. Il gol di Pedro è stato solo un fiammifero nel buio.


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