Inter, è un Barella mostruoso

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Ivan Zazzaroni
4 min

Stavolta me la cavo in fretta. L’Inter ha graziato l’Atletico: la prestazione avrebbe meritato il premio di tre, quattro gol, la differenza di una sola rete è quasi irritante. Ma la squadra di Inzaghi è assolutamente in grado di battere questo Atletico anche a Madrid: gioca a un’altra velocità e quando riparte risulta spesso imprendibile per la versione tendenzialmente palleggiante dei madrileni. Ieri esclusivamente Simone ha provato a vincere: Simeone ha fatto il possibile per non perdere, e non solo per via del dimezzamento di Morata. Temendo in particolare la superiorità e il ritmo del centrocampo di Inzaghi, Il Cholo ha chiesto un superlavoro a Griezmann e Marcos Llorente (mezzala di ruolo, talvolta adattato a punta), i quali raramente hanno occupato l’area di Sommer: in più di un’occasione il francese ha addirittura frenato il potenziale contropiede, preferendo la gestione del pallone. 

Il gioco delle sostituzioni forzate ha favorito in parte l’Atletico che ha, sì, perso il miglior difensore, Gimenez, ma non si è più dovuto preoccupare di Thuram che nella prima parte aveva messo in crisi De Paul, Witsel e Molina: Arnautovic, che ha preso il posto del francese, ha confermato di aver un rapporto assai disturbato con il gol. Disturbato, ma non irrisolto, tant’è che proprio lui ha segnato la rete che ha aggiustato le cose. Due interisti su tutti: Lautaro e Barella. Nicolò è stato semplicemente mostruoso, superandosi in tutte le fasi. Quando ritrova la Champions si sente a casa e riesce a esprimere tutta la qualità e l’energia che la natura gli ha donato.

Robibaggio, non ci tradire

«Così come è stato fatto con il tabacco e le pistole, tratteremo i social come un altro pericolo per la salute pubblica e ci assicureremo che le società tecnologiche si assumano la responsabilità dei loro prodotti». Parole e musica per le mie orecchie di Eric Leroy Adams, il 63enne sindaco di New York impegnato a “correggere” una crisi che colpisce soprattutto bambini e teenager. Dio benedica Adams per questa battaglia senza possibilità di successo, purtroppo. Mi basta che ci stia provando. 

I social danneggiano la salute mentale dei più giovani, ma anche di alcuni talent e giornalisti sportivi. Per questo mi auguravo che non ci cascasse Roberto Baggio: dopo vent’anni di allontanamento volontario agricolo-familiare dal mondo degli altri, è stato purtroppo “costretto” a sbarcare su Instagram. L’ha fatto il 18 febbraio, giorno del suo 57esimo compleanno. Al 180millesimo follower raccolto in poche ore (Baggio è sempre Baggio) e dopo una serie di post pubblicati dalla figlia Valentina, il Divino se ne è uscito con una frase che mi ha confermato la sua grandezza: «Oh, Ciccia, adesso basta però». Robi è la nostra Mina, il nostro Lucio Battisti: resti distante, non omologabile, che questo è un brutto mondo.

Dice: se frequenti i social non devi curarti di chi ti offende, il segreto è farsi scivolare addosso le porcherie e le infamie degli haters: è la nuova comunicazione, fratello. Col cavolo! E allora bene ha fatto Leao a sputtanare pubblicamente il tifoso che, dopo la sconfitta del Milan a Monza, l’ha attaccato su Instagram con accenti razzisti: “Non ti riesco più a vedere, non ti riesco più a sopportare. Con te in campo divento razzista. Mi stai altamente sui coglioni. Vattene il prima possibile tu e chi ti segue”. Rieducational Channel.


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