Kvara contro Yamal.
«Eh! Questo è brutto. Due giocatori verticali che non hanno paura di puntare, saltare l’uomo, avanzare e creare. Loro fanno veramente la differenza in un calcio dove si sta perdendo il senso e il gusto dell’uno contro uno, alla Figo».
Chi preferisce?
«Un attimo. Kvara ha 23 anni ed è più fatto, più formato fisicamente, mentre Yamal ne ha 16: sarà un fuoriclasse spettacolare ma diamogli tempo, anche se nel Barça è quello che oggi incide di più».
Il Barcellona vuole Kvara. Dicono.
«Non ne ho idea, il mercato non fa per me».
A proposito: Zielinski, all’Inter da giugno a parametro zero, è fuori lista Champions.
«Un giocatore e un ragazzo straordinario che ha dato tantissimo al Napoli. I contratti arrivano alla fine se non c’è l’accordo e i calciatori hanno il diritto di firmare altrove. Capita. Ma ha dato tutto e fi no all’ultimo farà lo stesso».
Sente ancora Hamsik, Mertens e company? Calzona voleva Marek nel suo staff.
«Ci sentiamo ogni tanto, non spesso come dovremmo».
Dries centravanti è un made in Calzona.
«Non fu l’unica intuizione: fece tantissime cose, all’epoca di Sarri. Ha meriti straordinari: un assistente con questi colpi ti dà una mano enorme».
Ora, però, saranno il suo Napoli e il suo 4-3-3.
«Diamogli il tempo giusto: preparare in un giorno una partita, peraltro di Champions contro il Barça, non è certo semplice. Mica è un mago: quante cose puoi fare con un allenamento? È una cosa strana, rara».
Le è mai capitato?
«Con la nazionale: via Lopetegui a due giorni dal Mondiale in Russia. Cose che possono capitare, ma non è normale nel calcio. La Champions tra l’altro è importante per il Napoli e per il Barça: ci puntano, può salvare la stagione».
Xavi recupera João Felix.
«Anche lui può cambiare la partita. Tutte e due le squadre hanno giocatori straordinari».
Osiamo: chi vince?
«Non lo so. Non lo so. Per abitudine, nel senso che è più abituato a certe partite, potrebbe essere il Barça. Vive un momento meno complesso, mentre il Napoli ha già cambiato tre allenatori. Però non è detto: se Ciccio, la squadra e il Maradona fanno tutto per bene, allora potranno fare festa».
Allenatore, giocatori e il popolo: tutti per uno?
«Sarebbe la comunione perfetta».
La sua vita a Vila-real com’è, invece?
«Mi sento un privilegiato: qui è molto diverso, tutto più familiare, alla mano. La gente è abituata a vederti in giro, per strada sono un ragazzo normale tra la gente. Sono felice».