Kovacs, il “nemico”. Leadership di Orsato

Il giudizio sull'operato dei direttori di gara nelle sfide di ritorno dei quarti di finale di Champions League
Kovacs, il “nemico”. Leadership  di Orsato
Gianpaolo Calvarese
2 min

I quarti sono per tradizione le partite più spettacolari dell’eliminazione diretta di Champions, e di conseguenza risultano molto delicati anche a livello arbitrale. Rosetti decide infatti di schierare al ritorno alcuni pezzi da novanta, compreso Orsato, scelto per quella che è stata unanimemente considerata una “finale anticipata”, tra City-Real. Ma facciamo un passo indietro al match con più polemiche, ovvero Barcellona-PSG. La direzione di Kovacs risulta precisa nelle decisioni più importanti: giusto il rigore per il PSG per il fallo ingenuo di Cancelo su Dembelé, così come è giusto non punire l’intervento di Vitinha (che non fa niente per provocare il contatto, anche se rischia) su Gundogan. Ancora: Donnarumma esce colpendo Lewandowski sulla testa senza prendere il pallone, il fuorigioco toglie le castagne dal fuoco alla squadra arbitrale. Corretta anche l’espulsione di Araùjo (indirizzerà la qualificazione) per un intervento al limite dell’area su Barcola. Il contatto alto (braccio-spalla) è lieve, ma c’è anche un incrocio di gambe, e la dinamica fa propendere più per il fallo che per un contrasto regolare. Ci sono le condizioni per la chiara occasione da gol: giusto il rosso.

Orsato sempre attento

Eppure l’arbitro romeno non convince nella gestione comportamentale: troppo rigido, sembra sempre “nemico” dei calciatori, come dimostrano i molti cartellini. Un limite già constatato lo scorso anno in Milan-Napoli sempre ai quarti. Le due espulsioni alla panchina blaugrana sono la riprova di un carattere ancora troppo spigoloso. All’Etihad tutto facile per Orsato, gara sempre sotto controllo e con una soglia tecnica altissima. Potrebbe essere stata la sua ultima stagione in Champions, conferma qualità e fama, supplementari compresi. E non è ancora finita... Solo gli ultimi 20’ impegnativi per Makkelie a Monaco, sempre in controllo, giusti i cartellini, buona leadership. Alla fine dei conti, un solo errore, un angolo non visto dell’assistente numero uno. Per un quarto di ritorno ci può stare.


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