
INVIATO A LILLA - Non guarda al futuro, il presente è troppo importante per fare piani anche a medio-termine. Thiago Motta, in conferenza stampa dallo stadio Pierre Mauroy di Lilla, ha preferito declinare ogni invito che riguardasse un orizzonte temporale successivo alla partita di Champions League. Uno su tutti: cosa manca a questa Juventus per entrare nella top 8 della Champions, obiettivo che la società stessa si è posta per garantire la sostenibilità economico-finanziaria? "Riesco a capire la tua domanda, ma il nostro grande obiettivo è domani. Affronteremo una squadra in fiducia, ma stiamo bene anche noi. Vogliamo fare una grande partita. Domani c'è da affrontare una bella partita, penso solo a questo".
Il piano triennale
Nella testa di Thiago, in realtà, un piano per il futuro già esiste ed è in via di realizzazione. Il tecnico lo ha condiviso in estate con la dirigenza: l'obiettivo di questa stagione è entrare nelle prime 4 del campionato e fare strada in Europa, almeno fino agli ottavi; per la prossima l'idea è lottare seriamente per lo scudetto, quando la squadra sarà ancora più amalgamata e il mercato estivo potrà ritoccare ulteriormente qualche nervo scoperto (difesa e attacco); infine, c'è il 2026-27, orizzonte anche contrattuale per l'allenatore ex Bologna, sulla carta l'annata della raccolta dopo tanta semina in termini di titoli e leadership internazionale come ai tempi della prima Juve di Allegri. La Signora ha un progetto triennale ben chiaro, anche se Motta preferisce non parlarne per evitare che le pressioni finiscano tutte - e all'improvviso - su una squadra giovane e ancora inesperta. Nel frattempo, la società continuerà a tagliare gli ingaggi più onerosi: si punta a scendere sotto quota 100 milioni, inserendo in organico giovani di valore o calciatori un attimo prima della loro esplosione, anziché campioni già fatti e dunque poco sostenibili.
I cambi di formazione
La vigilia di Lilla-Juve, che si giocherà in un clima infernale con 50 mila bandiere già posizionate sui seggiolini dei tifosi di casa, è servita all'allenatore bianconero anche per chiarire un'altra questione: si possono cambiare 13 formazioni in 14 partite di campionato, confermando l'undici iniziale solamente tra la seconda e la terza giornata, senza intaccare certi equilibri fondamentali in uno spogliatoio? La risposta è sì, per l'italo-brasiliano, anche se questo dovesse portare confusione: "Per me non è rischioso non avere una formazione-tipo. Io cambio così tanto perché passiamo del tempo a lavorare coi ragazzi e a valutare le loro condizioni, ma anche cosa può funzionare meglio in quel momento sulla base di chi affrontiamo. Ognuno ha la sua filosofia, tutte sono rispettabili. Credo al 200% nella mia".