"Noi, giocatori ucraini, per cui la sfida contro la Fiorentina è più di una partita"
Il risultato, salvo sorprese, è praticamente già scritto, visto il 3-0 della Fiorentina all'andata. Ma il ritorno dei preliminari di Conference in programma questa sera tra la Viola e gli ucraini del Polissya ha tanto altro da dire. Perché racconta la storia di un gruppo di giocatori che per scendere in campo in Europa, partendo da un Paese con lo spazio aereo chiuso, sono costretti a viaggiare per 36 ore tra pullman, treni, auto e voli presi dalla Polonia. «Questo mese, a causa di questi continui e lunghissimi spostamenti, è stato il più lungo della mia carriera. Ma per noi è fondamentale farci vedere in Europa e ricordare a tutti quello che succede in Ucraina». A parlare è Oleksiy Gutsulyak, 27 anni, centrocampista offensivo. Ha una figlia piccola, di cui si occupa insieme all'ex moglie e, oltre all'ucraino, si esprime in spagnolo e inglese.
Da dove siete partiti per arrivare a Reggio Emilia e quale percorso affronterete per tornare a casa?
"Questo mese è il più difficile della mia carriera a causa dei continui spostamenti. Ad esempio, dopo la partita contro il Paks, i nostri avversari sono tornati a casa in 4 ore, mentre noi abbiamo ne impiegate 36 per rientrare dall’Ungheria. A causa della guerra in Ucraina, il traffico aereo non funziona, quindi dobbiamo viaggiare solo in autobus o treno, ed è molto stancante. Siamo arrivati alla partita contro la Fiorentina già affaticati. Non è una scusa, ma dimostra quanto sia difficile per i club ucraini giocare in Europa senza la possibilità di volare dall’Ucraina. Voglio però ringraziare il presidente del Polissya, Hennadiy Butkevych, perché nonostante tutte le difficoltà è sempre con la squadra e fa tutto il possibile per garantirci le migliori condizioni. Questo è davvero prezioso ed è un sostegno importante che sentiamo fortemente".
Cosa significa giocare per un Paese in guerra?
"Abbiamo obiettivi ambiziosi in Europa e vogliamo guadagnare punti per l’Ucraina nel ranking UEFA. Per noi è più che calcio. La nostra missione è attirare l’attenzione sulla guerra in Ucraina e chiedere che venga fermata, anche grazie al sostegno della società europea. Scendiamo in campo con le bandiere del nostro Paese, cercando di ricordare al mondo cosa sta accadendo. Nonostante le restrizioni da parte dell’UEFA, sfruttiamo ogni possibilità per supportare il nostro Paese e ricordare all’Europa la terribile guerra che deve essere fermata".
Gioca solo a calcio o ha altre passioni?
"Studio in una business school e gioco attivamente a padel. Sto anche pensando di costruire dei campi miei. Inoltre, cerco costantemente di imparare nuove lingue straniere: parlo fluentemente spagnolo e inglese, e ho in programma il francese. Credo che per un calciatore moderno saper comunicare liberamente in diversi Paesi sia molto importante".
Lei è anche papà.
"Ho una figlia adorabile, sono divorziato ma siamo rimasti buoni amici con la mia ex moglie e cresciamo insieme la nostra piccola principessa".
Ha amici che stanno combattendo?
"Sì, il mio caro amico, l’ex giocatore del Karpaty Volodymyr Senytsia, è un guerriero eroico. Siamo sempre in contatto. Mi preoccupo molto per lui e ne sono fiero. Anche altri miei conoscenti stanno combattendo in vari reparti".
Segue la Serie A?
"Certo, guardo ogni partita del mio connazionale Artem Dovbyk e tifo per la sua Roma. Attualmente ci sono due club italiani interessati a me. Sarebbe una felicità per me giocare in Serie A".
Cosa significa questa esperienza in Conference League?
"È estremamente importante, sia per me personalmente che per il nostro club. Per la prima volta abbiamo superato diversi turni delle coppe europee ed è già un traguardo storico. Giocare in Conference League è un’opportunità per farsi conoscere, per temprarsi a livello internazionale, per dimostrare che le squadre ucraine, nonostante tutto, sono in grado di lottare. È anche una responsabilità verso i tifosi e verso il Paese. Giochiamo non solo per noi stessi, ma anche per l’Ucraina".
Cosa significa avere un campione come Shevchenko, che è il volto dello sport ucraino?
"Shevchenko non è solo una leggenda del calcio, ma un simbolo del carattere ucraino e del riconoscimento internazionale. È stato e rimane il volto dello sport ucraino, e oggi svolge un ruolo importante non solo nel calcio, ma anche nella vita pubblica. La sua autorevolezza aiuta a far sentire la voce dell’Ucraina nel mondo. Per noi è un esempio".
Quale messaggio volete trasmettere al mondo attraverso il calcio e lo sport?
"Attraverso il calcio vogliamo ricordare al mondo la tragedia che sta vivendo il nostro popolo, e allo stesso tempo mostrare la forza, la resistenza e la dignità degli ucraini. Non chiediamo compassione, mostriamo la nostra lotta e dignità, desideriamo pace e sostegno".
