Lazio-Juve, quando i cambi sono tutto

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Lazio-Juve, quando i cambi sono tutto© Juventus FC via Getty Images
Alberto Polverosi
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Quando i cambi sono tutto. Nella Lazio è uscito Castellanos con la sua doppietta, è entrato Immobile con la sua storia e non è successo niente. Nella Juventus sono entrati Weah e Milik ed è successo tutto: cross (o tiro? il senso non cambia) dell’americano, gol del polacco. La svolta della semifinale di Coppa Italia è arrivata così, a otto minuti dalla fine. Ha rischiato tanto la Juve, con la sua difesa scombinata, e può avere dei rimpianti la Lazio che, con l’eliminazione, ha sciupato la notte magica di Castellanos e la magia notturna di Luis Alberto. Lotito prenda il suo numero 10 e lo incateni ai cancelli dell’Olimpico o, se preferisce, a quelli di Formello. Altro che ciclo finito, altro che mancanza di stimoli, questo è un giocatore che quando è in sé non conosce confini. Angolo pennellato, primo gol di Castellanos. Assist da fantascienza, palla-gol sprecata da Castellanos. Secondo assist fantascientifico e gol del centravanti. E tutto questo in mezzo ad altre giocate. La Juve, tanto per essere chiari, non ha un giocatore così. Sul fronte della Lazio sembrava una serata in cui tutto tornava, compreso l’investimento su Castellanos. Lotito gli aveva chiesto più personalità, Tudor gli aveva parlato a lungo alla vigilia, ed eccolo qui, il bomber che decideva le partite del Girona ieri stava per decidere quella con la Juventus.

Poteva riuscirci grazie anche all’improvvisa dabbenaggine della difesa bianconera. Una squadra che decide di difendersi, avendone diritto visto il risultato dell’andata, non può prendere il gol che ha preso la Juve dopo appena 12 minuti. Primo motivo: palla persa da Chiesa. Brutta cosa, ma ci sta, non si capisce però la ragione per cui il Sinner (cit. Spalletti) del calcio italiano, l’uomo da 15 gol l’anno (cit. Allegri) sia finito in difesa, sul centrodestra, lui che dovrebbe fare l’attaccante partendo da sinistra. Senza logica. Secondo motivo: la marcatura di Alex Sandro sullo stacco di testa di Castellanos è stata ridicola, leggera, inutile, perfino accomodante perché l’ex Girona ha utilizzato il brasiliano come perno. Ma mica è finita qui la notte terribile della difesa di una squadra che difende. La Juve ha rischiato la seconda frittata nel finale del primo tempo e qui l’errore è stato del difensore più esperto, Danilo, un errore di concetto e di tecnica: sull’assist di Luis Alberto ha cercato il pallone (e non l’ha preso) anziché coprire Castellanos che, per fortuna dei bianconeri, si è poi fatto parare il tiro da Perin. Il capolavoro finale sul 2-0: Danilo ha sbagliato la posizione lasciando in gioco Castellanos e Bremer lo ha affrontato con una superficialità inspiegabile. Mancava Gatti. Può essere questa l’unica ragione di un simile obbrobrio difensivo?

La Lazio non è stata travolgente, ha giocato più con la testa che con i nervi, però ha mantenuto la lucidità indispensabile per mettere sotto i bianconeri finché ha avuto le energie necessarie. In passato, in situazioni del genere, perdeva prima se stessa e poi la partita. Ma come era successo a Cagliari, la Juve ha ritrovato quel poco di sé quando era sull’orlo del precipizio. Sotto di due gol, ha preso ad attaccare, non poteva fare altro. La Lazio era stanca, ha indietreggiato, cercava solo lo spunto di Luis Alberto. Allegri ha risistemato la squadra con le sostituzioni. Ha rischiato di finire anche questa stagione con zero “tituli”, invece è sbarcata in finale dove troverà l’Atalanta o la Fiorentina. Più di così questa Juve non può fare.


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