Juve, ma così è dura

Leggi il commento al successo di misura ottenuto allo Stadium dai bianconeri contro il Friburgo nell'andata degli ottavi di Europa League
Juve, ma così è dura© ANSA
Xavier Jacobelli
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In Europa, l’Angelo Custode della Juve non dorme mai. A Nantes come a Torino, Di Maria ha svegliato la Brutta Addormentata, regalandole la vittoria con una prodezza del magico repertorio personale e sbloccando una partita che minacciava di trascinarsi senza costrutto fino alla fine. Per quanto risicato sia, il successo comunque è prezioso, anche se il 16 marzo, in Brisgovia, non sarà una passeggiata fra petali di rose.

L'Angelo custode

Il primo tempo della Juve è stato volenterosamente noioso. Le tre parate di Flekken sulle conclusioni avversarie (Cuadrado punizione; Vlahovic punizione; ancora Cuadrado, ma dalla distanza) sono state di mera, ordinaria amministrazione. Il Friburgo non ha mai sussultato per la preoccupazione, controllando con disinvoltura i tentativi avversari. Il fatto è che la squadra di Allegri ha tenuto un ritmo troppo basso per scardinare la diligente difesa degli uomini di Streich, peraltro non esattamente un bunker, essendo la peggiore delle prime cinque in Bundesliga (32 i gol subiti in 23 partite). Impalpabile e sempre in lotta con se stesso Vlahovic; a sprazzi Di Maria; inconsistente Miretti, sostituito nell’intevallo da un Fagioli certamente fra i migliori della ripresa; ancora ingombrante l’assenza di gioco degli juventini. L’ossimoro s’impone: se (non) giochi così, in Europa non vai da nessuna parte. Anche se negli ottavi di finale affronti una squadra che è soltanto alla sua quinta stagione in un torneo Uefa, per giunta sei anni dopo l’ultima partecipazione, fermatasi al terzo turno preliminare. Per fortuna, all’inizio della ripresa, la Juve l’ha capita e ha cambiato passo, risollevata dal suo Angelo custode: assist di Kostic, senza ombra di dubbio uno degli acquisti più felici degli ultimi anni, e micidiale colpo di testa del campione del mondo, alla quarta rete in sei partite fra Champions ed Europa League. Se Di Maria avesse sempre viaggiato a questa media in campionato, la Juve avrebbe avuto molti problemi in meno. Il Var ha giustamente annullato il gol di Holer per il fallo di mano di Ginter, sebbene, nella circostanza la difesa bianconera fosse rimasta di sale.

La crisi di Vlahovic

Preso atto della farraginosità di Vlahovic, Allegri l’ha rimpiazzato con Chiesa, schierandolo centravanti sino a quando, nel finale, Kean ha rilevato Kostic e Chiesa è tornato a occupare la sua posizione naturale, facendo correre un brivido allo Stadium quando si è fermato dopo 36 minuti, salvo rientrare stoicamente. Allegri aveva finito gli slot, l’azzurro si è sacrificato, ma è evidente quanto la strada del completo recupero sia lastricata di sofferenza e il movimento innaturale del suo ginocchio destro susciti apprensione. Nella Juve e in Mancini, pensando a Italia-Inghilterra e Malta-Italia. Quanto a Vlahovic, l’abbraccio consolatorio di Max la dice lunga sul momento psicologicamente complicato del ventitreenne serbo, disperatamente bisognoso di ritrovare il gol smarrito nelle ultime sei partite. O Dusan lo ritrova o non esce dalla spirale in cui si è avviluppato. Se vincere l’Europa League è il Piano B della Juve per conquistare un posto in Champions League, la prima prova contro il Friburgo ha detto chiaro e forte che non basta giocare così per tagliare il traguardo. Di buono c’è la vittoria, tuttavia insufficiente per alimentare rosee prospettive in vista della gara di ritorno. Anziché cercare il raddoppio, nell’ultimo quarto d’ora i bianconeri hanno rinculato davanti a Szczesny, cedendo progressivamente terreno ai tedeschi. Non appena questi hanno aumentato la pressione, la Juve è andata in difficoltà. Il fischio finale di Sidiropoulos ha sigillato la fotocopia della partita interna con il Nantes: la differenza è che il 16 febbraio finì 1-1, ieri sera 1-0. La speranza è che a Friburgo l’Angelo Custode torni in azione come a Nantes. Sennò sarà dura.


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