La sublimazione del calcio di Gasperini

Leggi il commento sul trionfo dell'Atalanta in Europa League sul Corriere dello Sport-Stadio
Xavier Jacobelli
4 min

Balla e piangi di gioia, Atalanta. Ballate e piangete Antonio e Luca Percassi, Gasperini e i nerazzurri, Bergamo e i bergamaschi. Ridi e fai festa Dea perché sei nella storia, perché sei andata oltre ogni ostacolo, perché sei stata immensa, perché hai esaltato te stessa, perché hai nobilitato il calcio italiano con un trionfo atteso da un quarto di secolo e, per questo, ancora più esaltante.
Non ci sono aggettivi per descrivere questo 22 maggio 2024: ha illuminato la scena europea e non verrà mai dimenticato per il gioco e lo spettacolo di Dublino. Una partita meravigliosa, nel segno di Bum Bum Bum Lookman, mattatore assoluto. Nella nigeriana lingua yoruba, Ademola significa “una corona viene aggiunta alla mia ricchezza” o anche “una corona viene data a me”. Nomen omen. A chi, se non ad Ademola Lookman bisogna dare la corona dell’immensa, storica Atalanta che ha conquistato l’Europa League, venticinque anni dopo l’ultimo trionfo tricolore in Coppa Uefa firmato dal Parma di Malesani. Con il pazzesco tris del bomber nigeriano, la Dea ha spazzato via il Bayer Leverkusen, campione di Germania, cancellato dal campo dopo 51 partite senza sconfitte, dominato in lungo e in largo.
La finale di Dublino è stata la sublimazione del calcio di Gasperini, dall’inizio alla fine. Per intensità, pressing, fluidità della manovra, lo si è visto nello spettacolare primo tempo, pari a quello giocato dall’Atalanta a Liverpool e contro la Roma, per intenderci. Schierando subito il tridente, Gasperini ha fatto capire a Xabi Alonso quali fossero le sue intenzioni. La Dea a trazione anteriore e con il motore sovralimentato di Koopmeiners, il gigantesco Ederson e l’onnipresente Hien come l’eroico Kolasinac, ha stordito i campioni di Germania. Improvvisamente basiti di fronte ai rivali che li hanno letteralmente azzannati dal primo minuto, i tedeschi sono andati in tilt a centrocampo, il punto di forza del Bayer. Xhaka, il cervello della squadra, ha stentato a dirigere la manovra, inopinatamente imprecisa. L’azione del primo gol dello scatenato Lookman ha messo a nudo le difficoltà degli avversari, così frastornati dal ritmo forsennato dell’Atalanta da subire il raddoppio del bomber nigeriano, al quattordicesimo centro stagionale, ennesimo fiore all’occhiello percassiano: pagato 15 milioni due anni fa, ora ne vale almeno il triplo come triplo è stato il suo bottino quando Ademola si è preso la corona della partita, fulminando Kovar con quel missile che il portiere del Bayer manco ha visto passare. La prima tripletta della carriera non poteva essere sigillata che in questa entusiasmante finale.
Scamacca si è sacrificato nell’assistenza ai compagni di reparto, De Ketelaere gli ha dato manforte. Dopo l’intervallo, Xabi Alonso ha inserito Boniface per dare più forza all’attacco dove Wirz ha steccato, sterili anche le mosse successive Andrich e Hlozek. Gigantesca la forza di un’Atalanta, interprete dei valori assoluti del calcio incarnati da Gasperini, profeta di un calcio moderno capace di schiantare anche la squadra che non perdeva da un anno e ha stravinto la Bundesliga.
Aveva detto Guardiola dopo la vittoria sulla Roma: «Ma avete visto l’Atalanta? Può battere chiunque». È tutto vero. È tutto meravigliosamente vero.


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