Roma, quando ti tocca ringraziare Celik

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Ivan Zazzaroni
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Di partite così ne avevamo già viste una mezza dozzina. Quando? Nelle prime due stagioni europee di Mourinho. Roma che trova il vantaggio, poi l’uscita per infortunio del più forte della compagnia (su Dybala un’esecuzione sommaria) e il pari casuale dell’avversario, nato da un lungo lancio del portiere (che aveva appena evitato il 2-0), da una copertura mancata - preventiva non lo scriverò mai - e da una deviazione a tutta sfiga di Baldanzi.

E dopo l’1 a 1, l’inferiorità numerica per una seconda ammonizione evitabilissima, e la Roma costretta a vivere i venti minuti finali negli ultimi trenta metri a difesa di Svilar, che era e resta la più bella notizia dell’ultimo anno solare: è portiere vero, di garanzia.  

Barricate, dunque, qualche tentativo di uscita in palleggio, ma anche l’incapacità del Porto di rendere efficace l’aggressione. 

Il pari è un risultato da salutare con soddisfazione, ma anche la prestazione complessiva è da apprezzare: N’Dicka, Mancini e Angeliño per un’ora, Pisilli, ElSha e Pellegrini, che non avrei sostituito per farlo sentire di nuovo importante, sono stati centrati. Anche Baldanzi non mi è dispiaciuto affatto: tecnica e accelerazioni sono il suo specifico.  

Impresentabile l’arbitro: perennemente fuori registro.  

E adesso la nota sorprendentemente più lieta. Si impone l’inevitabile premessa. Ho tollerato gli auguri di Compagnoni a Noemi, impegnata nelle stesse ore a Sanremo, al Festival (...); mi sono rassegnato alla perdita di Dybala, che è la ragione principale per la quale seguo con molto interesse la Roma (l’altra è Pellegrini). Ma il gol di Celik, quello, non sono riuscito a digerirlo. Ma come? Proprio Zeki Celik, ventotto anni a febbraio, il difensore il cui impiego ho sempre criticato, talvolta in modo scomposto? Il Celik delle 94 presenze nella Roma quasi tutte insufficienti, ha segnato la rete che permette alla Roma di guardare con speranza al passaggio agli ottavi di Euroleague? 

Il calcio è una bugia, nell’occasione una bugia più che perdonabile. 

PS. Dzemaili (Sky) ha capito cosa chiede un telespettatore alla seconda voce tecnica. Blerim non racconta quello che tutti hanno visto: spiega, chiarisce, suggerisce, oltretutto con poche parole e il giusto ritmo. Si ascolta volentieri


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