Vialli: “Ho paura di morire, ma la malattia non è solo sofferenza”

Il settimanale 'Oggi' ha pubblicato un'anticipazione della toccante chiacchierata del capo delegazione dell'Italia con Alessandro Cattelan durante 'Una semplice domanda', nuovo format di Netflix
Vialli: “Ho paura di morire, ma la malattia non è solo sofferenza”© EPA
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A poche settimane dal fondamentale passaggio dei playoff di qualificazione a Qatar 2022, che Gianluca Vialli vivrà con la solita partecipazione da capo delegazione dell’Italia, l’ex centravanti di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea è tornato a parlare del cancro con il quale sta combattendo ormai da tempo, con la fibra che lo contraddistingue.

"Una semplice domanda", Vialli parla a cuore aperto

L’occasione è stata data da "Una semplice domanda", il docu-show di sei puntate in onda su Netflix dal 18 marzo nel quale Alessandro Cattelan discute di vita e ricerca della felicità con personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Tra questi anche Roberto Baggio e appunto Gianluca Vialli, che non ha avuto remore nell’affrontare tematiche particolarmente delicate e intime, come si evince dall’anticipazione fornita da ‘Oggi’, in edicola da giovedì 10 marzo.

"Il concetto della morte fa apprezzare la vita"

"Io ho paura di morire, eh. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall'altra parte, ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire - ha detto Vialli, capo delegazione dell'Italia da novembre 2019 ed elemento chiave nella costruzione del gruppo azzurro che ha trionfato ad Euro 2020 - Però mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L'ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho è una cosa per cui mi sento molto fortunato".

Gianluca Vialli torna sul dramma della malattia

Vialli ha poi citato una celebre frase, la cui paternità è storicamente “incerta”, essendo stata attributa indifferentemente al pastore evangelico Charles Rozell Swindoll o allo scrittore John Maxwell, ma che resta tra i modi più efficaci per definire la vita: "La malattia non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita - e non l'ho detto io ma lo condivido in pieno - è fatta per il 20 per cento da quello che ti succede, ma per l'80 per cento dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, essere anche un'opportunità. Non dico al punto di essere grato nei confronti del cancro, eh...".


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