Il coraggio di Vialli: "Viaggio a testa bassa con il cancro senza mollare mai"

Ancora un volta Gianluca ha confermato la straordinaria forza d'animo con la quale si batte contro il tumore. L'ha fatto nel giorno del cinquantottesimo compleanno di Roberto Mancini, ospite con lui di Che tempo che fa. Un'occasione per ricordare anche il memorabile abbraccio fra i due amici campioni sul terreno di Wembley, nella notte più bella per loro, Campioni d'Europa e per parlare de "La bella stagione", lo splendido documentario sulla Sampd'Oro
Il coraggio di Vialli: "Viaggio a testa bassa con il cancro senza mollare mai"© ANSA
Xavier Jacobelli
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La sezione di corrieredelllosport.it in cui viene pubblicato questo articolo ospita i Contenuti Plus. Mai categoria potrebbe essere più appropriata per racchiudere le parole che Gianluca Vialli, capo delegazione della Nazionale campione d'Europa ha pronunciato, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa accanto a Roberto Mancini, nel giorno del cinquantottesimo compleanno del ct, gemello di vita e del gol del Grande Cremonese. Insieme hanno scritto "La bella stagione", da cui è stato tratto lo splendido documentario sulla Sampd'Oro di Marco Ponti, presentato a Genova in un'atmosfera di grande emozione, nei cionema da oggi al 1° dicembre. Una storia di uomini veri e di veri campioni, di sacrifici e di gioia, di passione e di gloria, nel solco doriano dell'indimenticabile Paolo Mantovani. Miglior prologo non poteva essere il moto derll'animo di Gianluca. Dal 2017, egli lotta contro il tumore al pancreas che l'ha assalito: il suo coraggio e la sua forza d'animo gli valgono la nostra ammirazione, il nostro rispetto, la nostra gratitudine per l'esempio che sta dando.

“Io con il cancro non sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me. Il cancro è un compagno di viaggio indesiderato, però non posso farci niente. È salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai, sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni, perché ci sono ancora molte cose che voglio fare. So che, per quello che mi è successo, ci sono tante persone che mi guardano e, se sto bene io, possono pensare stiano bene anche loro. Forse perché sono stato un giocatore e un uomo allo stesso tempo forte ,ma anche fragile e vulnerabile, quindi credo che qualcuno possa essersi riconosciuto in questo. L’importante non è vincere, è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10% da quel che ci succede e per il 90% da come l'affrontiamo. L'abbraccio con Roberto a Wembley stato un completo. C’era l’abbraccio sportivo, c’era la paura che aveva condizionato entrambi negli ultimi anni per via delle mie condizioni. È venuto a galla tutto questo: le nostre lacrime erano pieni di questi sentimenti in un colpo solo. Un abbraccio più bello di quando gli passavo la palla e lui faceva gol".


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