Retroscena Mancini, i motivi dell'addio inaspettato: tra le ipotesi spunta la pista araba

Come è nata la decisione del Mancio, dimessosi dal ruolo di ct: l’idea è aspettare un grande club
Fabrizio Patania
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Da super ct dell’Italia, appena eletto coordinatore delle Under 21 e 20, a re nudo. Così si sentiva Mancini una settimana fa, tormentato dalle incertezze, non solo orfano del suo amico Vialli, ancora convinto di potersi proiettare verso la doppia sfida di settembre con Macedonia e Ucraina, eppure senza avvertire più nei suoi confronti la stessa granitica fiducia dai piani alti di via Allegri. Il riordino dei quadri tecnici, in parte condiviso con Gravina e in parte “accettato”, un certo tipo di stanchezza emersa con evidenza durante le finali di Nations in Olanda a giugno, la consapevolezza del momento. Il Club Italia come se stesse allenando un club, legato ai risultati. Sarebbe forse bastato perdere o non vincere a Skopje il 9 settembre o il 12 a San Siro con l’Ucraina per finire in discussione. E poi gli spifferi arabi, di cui cominciava a rimbalzare qualche indiscrezione, subito respinta e bollata come non veritiera dal ct in vacanza in Grecia. Certo un triennale da 22 milioni di euro a stagione forse lo avrebbe fatto vacillare, ma gli unici contatti, niente di concreto, risalirebbero a qualche mese fa e non sembravano destinati (almeno sino a lunedì scorso) a prendere consistenza. Ora chissà. Mancini ha scelto di lasciare l’Italia, è un allenatore libero. Magari al Mondiale americano nel 2026 ci arriverà con l’Arabia Saudita, come raccontano a Riyad: sarebbe uno dei candidati, uno dei profili tenuti in considerazione per l’unica panchina disponibile, ma l’unica nazionale ad averlo realmente sondato, tempo fa, sarebbe stata quella del Messico.

Mancini, chi si è interessato a lui

La Saudi League è appena cominciata e i club di cui si vociferava ieri, l’Ittihad Club e l’Al - H ilal, sono guidati da due volponi portoghesi come Nuno Espirito Santo e Jorge Jesus, condotti nel deserto da Mendes: dura immaginare possano essere rimossi. In realtà, prendendo tempo, Roberto si guarderà intorno. Qualche abboccamento con il Psg, se il progetto Luis Enrique dovesse naufragare, ci sarebbe stato. L’autunno per molti grandi club in Premier o in Bundesliga potrebbe essere agitato. Lunedì scorso Roberto, agli amici più stretti, confidava di aver bisogno di staccare. Non era al top, scarso entusiasmo, l’idea di separarsi da alcuni suoi storici collaboratori lo turbava eccome. In Figc sostengono abbia perso solo Evani, peraltro trovato all’epoca del suo insediamento. Si dice ci fossero state discussioni in Olanda (relative all’impiego di Bonucci) con l’ex vice allenatore azzurro.

Tutti gli uomini di Roberto Mancini

L’idea iniziale di Mancini sarebbe stata dirottare Chicco verso l’Under 21, affidata a Nunziata. Conosceva Bollini, nuovo vice, dai tempi della Lazio. Aveva suggerito l’ingresso di Barzagli nello staff e il ritorno di Gagliardi (match analyst all’Europeo 2021) come tattico, condividendo meno il trasloco di Lombardo ( uomo di fiducia nei rapporti diretti con i giocatori) all’Under 20 , l’uscita del preparatore atletico Di Salvo (rimasto responsabile area performance della Figc) e Nuciari (preparatore dei portieri entrato nell’area osservatori) dal suo gruppo di lavoro, di cui faceva parte anche Sandreani, coordinatore degli osservatori, non confermato a scadenza. Gravina, per dargli un supporto, aveva ingaggiato Giuliano Bergamaschi, il pedagogista della nazionale di volley. La svolta annunciata il 4 agosto, 24 ore prima dell’annuncio di Gigi Buffon capodelegazione. Mancini ha impiegato meno di una settimana per dimettersi.


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