Il fattore tempo: lettera a Mancini

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Ivan Zazzaroni
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È difficile, se non addirittura impossibile, caro Roberto, far credere al lettore, alla gente, che saresti rimasto in Nazionale se il presidente Gravina ti fosse venuto incontro sul tema dello staff (in fondo l’ha fatto) confermandoti così la fiducia più piena e convinta. Quella che non avvertivi da tempo, come confessasti a me e Alberto Dalla Palma, a febbraio.

È difficile, se non addirittura impossibile, convincere gli italiani che per ben due volte rispondesti no agli arabi per restare in azzurro quando - a dicembre ‘22 e tre mesi fa, subito dopo il terzo posto nella Nations League - il tuo amico Nasser, franco-marocchino che lavora per la federazione saudita, ti invitò a trattare con l’Arabia per il posto da ct. «Resto con l’Italia fino ai Mondiali», furono le tue parole.

È difficile, se non addirittura impossibile, pensare che tu non l’abbia fatto per i milioni, 70 fino a luglio 2027 (hai aggiunto la coppa d’Asia), anche se in questi quarantuno anni - ti conosco dall’82 - mi hai sempre ripetuto di non aver mai fatto scelte per la moneta. È difficile, se non addirittura impossibile, tenerti la parte, una volta valutate tempistica, coincidenze, supposizioni e certezze di molti tuoi colleghi e non solo. «Vedrai che il primo settembre Roberto sarà ct dell’Arabia, fidati di me» mi disse il presidente Gravina il 13 agosto quando ti dimettesti.

È anche difficile, se non addirittura impossibile, dimenticare il trionfo all’Europeo, quell’abbraccio con Luca, ma anche l’esclusione dai Mondiali per due rigori sbagliati. È difficile, se non addirittura impossibile, ma non per tutti. Visto che ho sempre creduto all’amico, voglio e devo continuare a farlo: mi piace pensare che, sì, saresti rimasto se… I tuoi messaggi di questi giorni erano tutti dello stesso tenore: «Cazzate, non ho firmato nulla, ti giuro che non me ne sarei andato, ma adesso sono libero di fare quello che mi pare…».

È difficile, se non addirittura impossibile, non ripensare ai tuoi discorsi sull’amore per la Nazionale. Che non è un club, non può né deve esserlo. Caro Roberto, è assai più facile e bello riconoscersi nelle parole di Oscar Wilde: «Un amico è qualcuno che ti conosce molto bene e, nonostante questo, continua a frequentarti». Hataa naltaqi mujadadan, arrivederci, amico mio. Sperabilmente nel 2026, soprattutto ai Mondiali.


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