Italia-Ucraina, la promessa di Immobile agli amici più stretti

Il bomber della Lazio è solo all’inizio: gli mancano 3 reti per raggiungere Paolo Rossi. Con i suoi colpi vuole portare gli azzurri al prossimo Europeo
Italia-Ucraina, la promessa di Immobile agli amici più stretti© Getty Images
Edmondo Pinna
4 min

MILANO - Inseguendo Pablito. Che non è il titolo di un film, ma potrebbe diventare il lungometraggio azzurro di Ciro Immobile. L’attaccante della Lazio ci riprova stasera contro l’Ucraina, a Skopje il suo gol non è bastato per restituire entusiasmo e tranquillità all’Italia, raggiunta dalla Macedonia a dieci minuti (e spicci) dalla fine. Avrà, probabilmente, al suo fianco interpreti ancora diversi, rispetto a quelli preventivati originariamente da Spalletti (il ko di Chiesa ha complicato i piani) e messi in campo sabato scorso in Macedonia (Politano a destra, Zaccagni - ieri si è allenato a parte - a sinistra). Questa sera i cavalieri di Ciro dovrebbero essere Raspadori (provato anche a sinistra) e Zaniolo, in attesa di capire se Zaccagni potrà recuperare in extremis. Al centro dell’Italia, lui, il «capitano perfetto» come lo ha definito Di Lorenzo ieri. E questo, per Immobile, fa tutta la differenza del Mondo. 

Immobile e il record di gol

Inseguendo Pablito, allora, perché fra lui e l’hombre del mundial di Spagna 1982, Paolo Rossi, ci sono solo tre reti: 17 reti Immobile, l’ultima proprio sabato scorso, 20 il campione prematuramente scomparso, l’uomo rimasto nei cuori di più d’una generazione con quell’escalation che ci ha portato sul tetto del Mondo. Se poi s’avverasse la promessa che Ciro ha fatto ai suoi amici più stretti, ovvero quella di voler segnare una doppietta, allora la fatica sarebbe poi lì, ad un passo. Vorrebbe dire aver eguagliato Bettega e Gilardino (a quota 19), mettendosi ad una distanza da Pablito. Un film tutto da vivere. 

Un ruolo da leader

Una doppietta per prendersi questa Italia che finalmente, per gerarchie e leadership, sente molto più sua di quella precedente. Spalletti gli ha (ri)dato fiducia, la stessa di Mancini, i cui contorni però hanno stavolta sfumature differenti rispetto al recente passato. E’ al centro del progetto, ha l’attacco fra le mani, dialoga con il commissario tecnico. La rete segnata a Skopje lo ha sbloccato, ha capito di poter essere fra i leader di questa squadra che lo segue, dopo il gol è sembrato più sereno, meno frenetico. Ora vuole sfatare San Siro (in tribuna ci sarà la moglie Jessica) e quel maledetto spareggio contro la Svezia che ci ha negato il Mondiale. Sarà una partita che assomiglia tanto a quelle ultimative cui siamo - purtroppo - abituati, il suo carisma e la sua voglia di essere centrale e centrato rispetto alla Nazionale possono fare la differenza. E se di spazi ce ne saranno pochi - come ha spiegato ieri il ct - lo vedremo salire a centrocampo a chiamare il pallone, ad avviare la scintilla per l’attacco. 

Il momento di Immobile

Una pressione che non può fargli paura. A trentatré anni e dopo oltre trecento gol in carriera, è nel pieno della sua maturità calcistica. Si trova in un mento della stagione particolare, a metà di un percorso iniziato con la vittoria contro il Napoli in campionato, dove pur non segnando ha giocato una partita egregia, la gara contro la Macedonia (un gol), quella di questa sera, poi la Juve sabato pomeriggio a Torino e il debutto in Champions martedì contro l’Atletico Madrid di Simeone all’Olimpico. Lasciare in segno è il suo obiettivo, ora e soprattutto in Nazionale. Inseguendo Pablito... 


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