Italia, tre spareggi fanno una prova
Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. E dal momento che il terzo indizio è l’ennesimo tentativo (dal 2018) di approdare al Mondiale attraverso i playoff, la conclusione è scontata: questa è la nuova, tristissima dimensione del calcio italiano.
Dura da digerire, ma è così. Poi, certo, ci girano le palle quando scopriamo che alla fase conclusiva parteciperanno Capo Verde, la minuscola Curaçao, Panama e Giordania: non possiamo tuttavia prendercela con loro. Più giusto, semmai, sarebbe (è) affondare su Infantino che ha venduto l’anima del calcio alla permanenza sulla poltrona di presidente della Fifa.
Quando ha aperto a 48 squadre qualcuno ha pensato che un posto al caldo l’avremmo ottenuto. In realtà - come ha spiegato assai bene il nostro Intorcia la scorsa settimana ricevendo i complimenti pubblici di Gattuso - l’estensione serviva a garantire una maggiore presenza alle nazionali centramericane, africane e asiatiche. Voti voti voti.
Ingenui noi a sostenere il nostro connazionale (il sor Gianni tiene tantissimo a ricordarci di non essere svizzero bensì italiano di Calabria). Ingenui e cocciuti: non siamo nuovi a fregature del genere.
Fatta questa lunga premessa e augurando a tanti giovani che non hanno ancora avuto la possibilità di vedere gli azzurri al Mondiale di vivere l’attesa prima volta, espongo il mio pensiero su una delle fasi più complicate della storia del nostro calcio, ben sapendo che qualcuno non gradirà. Ma non ce la faccio proprio a scrivere una cosa che non penso.
Il vero problema del calcio italiano non è la partecipazione a un Mondiale dove verosimilmente andremmo a fare da punching bag o, nella migliore delle ipotesi, da sparring partner, ripetendo Sudafrica e Brasile, troppo spesso dimenticati; il vero problema, dicevo, è la difficoltà nell’individuare uno o più dirigenti con l’autorità e la competenza necessarie per imporre un cambiamento epocale. Qualcuno che non abbia bisogno del calcio per ottenere visibilità o viaggiare in lungo e in largo il mondo blandito e talvolta usato da Fifa e Uefa.
Qualcuno che possieda la forza per “rischiare” l’impopolarità. E che non pensi di risolvere tutto sostituendo un selezionatore con un altro.
Qualcuno distante dai predicatori che hanno contaminato e imbastardito i concetti più semplici di questo sport meraviglioso creando falsi maestri e false illusioni.
Devo ammettere che dietro Gravina non vedo nulla di buono o di nuovo. Per questo sarebbe opportuno che fosse proprio lui a invertire rapidamente la rotta abbandonando le cautele del passato. Non servono miracoli, ma azioni precise, tipo modificare completamente la struttura e l’attività dei settori giovanili, riducendo le categorie d’età e abbandonando per sempre gli stage delle nazionali che illudono centinaia di ragazzi (a questo sta già provvedendo il calendario).
È arrivato il momento di formare meno allenatori in carriera e più istruttori felici e appagati dal fatto di forgiare campioni e quindi non focalizzati esclusivamente alle vittorie che potrebbero proiettarli nell’Olimpo dei “mister”.
Occorre perciò partire dalla separazione delle carriere tra allenatori di settore giovanile e professionisti, ricordandosi di restituire ai nostri giovani umiltà e concretezza fino al completamento della loro formazione.
Ho la sensazione che superando una tra Irlanda del Nord, Romania, Svezia e Macedonia del Nord e eventualmente anche l’avversaria in finale allungheremmo soltanto l’agonia di un movimento che da troppi anni va avanti a espedienti.
Pretendere inoltre che la Lega dia una mano alla federazione attuale, o a una rinnovata, è un’illusione: i club hanno interessi che non coincidono con quelli di via Allegri. Per anni hanno combattuto Gravina, favorendo la sconfitta loro, della Federcalcio e in primo luogo del calcio. Ora possiamo anche accendere la tv per affidarci di nuovo alla sorte, provando un pizzico di invidia per i 185mila abitanti di Curaçao che tre partite le giocheranno senza il peso di dover onorare quattro titoli mondiali.
