Maradona e quella mitica partita nel fango di Acerra: il ricordo commovente

Il vigile che arbitrava gli annullò il colpo poi ripetuto con l’Inghilterra: "Alla fine si congratulò con me"
Maradona e quella mitica partita nel fango di Acerra: il ricordo commovente
3 min

Lo videro comparire in un gelido pomeriggio di gennaio al centro di quel campetto che all’occorrenza diventava un parcheggio. Un fazzoletto di terra e fango ricavato tra le palazzine sgarrupate di Acerra, sobborgo proletario a Nord di Napoli dove venticinque anni dopo, tra mille polemiche, sarebbe arrivato il termovalorizzatore.

Colpo da scugnizzo

Fu lì che Diego mise in cantiere il peccato divino. Furto con destrezza, che per il piede sinistro di Dio è un paradosso. Un napoletano, però, non lo freghi così facilmente: «Segnò con la “manita de Dios”, ma gli annullai il gol. Lui riconobbe l’errore e a fine partita si congratulò con me». Il racconto è di Pasquale Castaldo, ex arbitro Figc e ex vigile urbano oggi sessantaquattrenne, chiamato a “dirigere il traffico” in quell’amichevole di beneficenza organizzata a dispetto del parere contrario del Calcio Napoli tra le auto parcheggiate a bordo campo. Poco male. Quel colpo da scugnizzo che gli spianò la strada alla gloria mondiale gli sarebbe riuscito il giorno che contava, un anno e mezzo dopo, il 22 giugno dell’86, nella bolgia dell’Azteca, a Città del Messico.

Maradona, Mancini esclusivo: "L'ultima maglia di Diego"

Capitano nel fango

Beppe Bruscolotti, il tignoso difensore che divenne amico inseparabile di Diego e gli cedette con orgoglio la fascia di capitano, quel pomeriggio lo ricorda bene. «Quando Pietro Puzone, nostro compagno di squadra, ci chiese di aiutare i genitori di un ragazzino che doveva subire un intervento molto delicato agli occhi e non avevano i soldi, Diego disse subito di sì. Anche in quel caso dimostrò di avere un grande cuore». Perché Maradona, primo tra gli ultimi, la miseria l’aveva dribblata, ma non per questo dimenticata. «Aveva provato che cosa significava essere poveri, e appena poteva aiutava le persone che avevano di meno. Dava soldi ai camerieri e agli inservienti, ma questo non era niente. Le opere di bene che ha fatto sono stante tante, e molto più consistenti. [...]

Leggi l'articolo completo nell'edizione odierna del Corriere dello Sport - Stadio


© RIPRODUZIONE RISERVATA