Infantino, 144 morti e 12.516 arresti possono bastare alla Fifa per escludere l'Iran dal mondiale?

Mancano ventisette giorni all'inizio di Qatar 2022 e ventotto al debutto della nazionale di Teheran contro l'Inghilterra. Diventa sempre più assordante e scandaloso il silenzio della federcalcio mondiale, sorda anche alla lettera di 149 attivisti iraniani che chiedono di sospendere la federazione della repubblica islamica, estromettendo il Team Melli quale massima sanzione calcistica contro l'orrenda repressione dei diritti delle donne in atto da oltre un mese.
Infantino, 144 morti e 12.516 arresti possono bastare alla Fifa per escludere  l'Iran dal mondiale?© EPA
Xavier Jacobelli
5 min

A ventisette giorni dall'inizio del mondiale in Qatar, a ventotto dal debutto del Team Melli (in anglo-iraniano: squadra nazionale), fissato per lunedì 21 novembre, alle 14, ora italiana, nello stadio Ahmed bin Ali di Ar Rayyan, ultime notizie dall'Iran per Gianni Infantino, presidente della Fifa, in questi giorni impegnatissimo ad Auckland, Nuova Zelanda, per il sorteggio del mondiale femminile 2023 in occasione del quale, ha citato un antico proverbio maori: " Per noi è importante intrecciare insieme le persone". E ancora: "Questo è un incontro importante che rappresenta il mondo. La nostra missione è andare oltre la grandezza portando il calcio femminile a un pubblico di miliardi di persone". Vada a dirlo in Iran dove i morti sono saliti a 244, fra i quali 32 bambini; gli arrestati risultano oltre 12.500. Di giorno in giorno diventa sempre più tragico il bilancio stilato da Hrana (Human Rights Activists News Agency), una delle rare organizzazioni indipendenti che ancora sia in grado di raccontare ciò che accade in Iran. Il regime degli ayatollah cerca di reprimere nel sangue la rivolta scoppiata dal 13 settembre, quando Mahsa Amini, 22 anni, studentessa curda, venne uccisa dalle manganellate della 'polizia morale' perché rea di non avere adeguatamente indossato il velo.

"Iran fuori dai mondiali": i social si scatenano sul ripescaggio dell'Italia

Dal 13 settembre, il mondo del calcio aspetta un comunicato, una dichiarazione, una presa di posizione della Fifa contro un regime che calpesta i diritti delle donne, uccide o sbatte in fetide galere chiunque si opponga o venga accusato di farlo, come la blogger italiana Alessia Piperno, segregata dal 3 ottobre e di cui, allo stato attuale, non si hanno più notizie. Invece, niente. Niente di niente. Se andate sul sito della Fifa trovate ampie cronache dei giorni neozelandesi di Infantino, dei suoi scambi di doni con i maori, delle autocelebrazioni ("Il mondiale 2023 sarà il più importante evento di sempre del calcio femminile") e bla bla bla. Peccato non ci sia lo straccio di una parola in difesa delle donne iraniane, peraltro quanto mai provvida, data la circostanza neozelandese che esalta la presenza femminile nel calcio.

Perché l'Iran va escluso dai Mondiali

Eppure, Infantino dovrebbe averla letta, la lettera aperta alla Fifa inviata da 149 attivisti iraniani che chiedono l'esclusione del loro Paese dalla Coppa del Mondo. Trascriviamo il testo in neretto, così Infantino vede meglio: "La brutalità e la belligeranza dell’Iran nei confronti del proprio popolo ha raggiunto un punto critico, richiedendo un dissociarsi fermo ed inequivocabile dal mondo dello sport e del calcio. Alle donne è impedito di entrare negli stadi all’interno del Paese e sono sistematicamente escluse dall’ecosistema calcistico dell’Iran, fatto in netto contrasto con i valori e gli statuti della FIFA. Se alle donne non è permesso entrare negli stadi e la Federazione iraniana semplicemente segue ed asseconda le linee guida del governo, questa non può essere vista come organizzazione indipendente e libera da ogni forma di influenza. E questa è una violazione dell’articolo 19 dello statuto della FIFA. Il Fifa Council può e deve immediatamente sospendere l’Iran. La FIFA non dovrebbe permettere la partecipazione ad un Paese che sta perseguitando attivamente le sue donne, gli atleti ed i bambini solo per il fatto che stanno esercitando i loro diritti umani più elementari”. Può bastare?


© RIPRODUZIONE RISERVATA