Il tempo è denaro, i gialli anche

Il tempo è denaro, i gialli anche© Getty Images
Marco Evangelisti
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Orsato aveva subito messo in chiaro che cosa ci aspettava. Lo speaker entusiasta stava scandendo il conto alla rovescia verso l’inizio del Mondiale ed era arrivato al meno tre quando l’arbitro ha deciso - ne ha facoltà - che ne avevano tutti abbastanza di aspettare. E ha dato il via a Qatar-Ecuador, spezzando il rituale negli amplificatori. Il tempo è denaro. Che cosa, del resto, non lo è in questa corpulenta sfilata del calcio internazionale? 

Viene tutto modellato intorno alla maggior soddisfazione possibile del cliente. Dello spettatore, se ci piace un linguaggio meno arido. I biglietti delle partite, restando sul mercato regolare, ovviamente non costano poco: fino a 225 euro per la prima fase, oltre 1.600 per l’eliminazione diretta. Almeno i diritti di chi li compra sono salvaguardati. Le partite iniziano puntualissime, e figuriamoci se uno preciso come Orsato si lascia distrarre da un conto alla rovescia. Neppure alle televisioni dispiace poter contare su un orario certo per il collegamento. Semmai hanno di che lamentarsi per il finale, che non arriva mai quando previsto.  
Ma pure questo fa parte della politica di autopromozione che il calcio ha deciso di intraprendere, adesso che ha trovato un’oasi lungo la via della seta lastricata di pietre preziose. Il pubblico paga per veder giocare, dunque giocate. E se perdete tempo a rotolarvi in terra o ad assembrarvi intorno ai direttori di gara, sappiate che nessun granello di sabbia della clessidrà andrà sprecato. Ecco dunque i recuperi lunghi come ritardi dei treni regionali: quattro minuti alla fine di primi tempi che un arbitro italiano medio chiuderebbe al quarantacinquesimo spaccato, quarti d’ora interi in coda alla partita. 
Se ne sono accorti tutti, naturalmente, e tecnici avveduti hanno persino imparato a sfruttare a vantaggio della propria squadra i supplementari artificiali della fase a gironi. Meno evidente, forse, è l’uso accurato dei cartellini. Due gialli portano alla squalifica. Chiunque tu sia, Messi, Ronaldo o l’ultimo dei terzini. Meglio andarci cauti. Dai quarti si azzerano le sanzioni già prese, per tutelare le formazioni della finale, ma prima di arrivarci la strada è lunga. Se la percorriamo tutta in compagnia delle stelle siamo più tranquilli. E il pubblico è più felice. 
Per dire: arbitrando sin dall’inizio con criteri da Serie A, o anche da coppe europee, Modric sarebbe stato espulso un paio di volte nelle prime due partite. Invece: nell’intero primo turno nessun cartellino rosso e una media di 3,38 ammonizioni a partita; nel secondo siamo arrivati a 3,62 gialli, tanto ormai manca solo una gara per chiudere il girone. E di atleti espulsi appena uno, il gallese Wayne Hennessey, terzo portiere cacciato nella storia dei Mondiali. Si vede a occhio nudo di fronte ad alcuni interventi: li lasciano agire. Il concetto di legittima difesa è elastico. Il tempo è denaro, anche quello dei giocatori, e sarebbe uno spreco farglielo ammazzare in tribuna.


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