Livakovic, la maglia del Napoli e l’idea del Bayern

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Livakovic, la maglia del Napoli e l’idea del Bayern© Getty Images
Stefano Chioffi
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Un weekend sulla neve ha cambiato la stagione di Manuel Neuer, le strategie di mercato del Bayern e gli scenari legati al futuro di Dominik Livakovic, che nel 2016 si metteva in posa sui social con la maglia del Napoli avuta in regalo dal suo amico Rog e ora è il portiere rivelazione del Mondiale. Mentre stava sciando sulle piste di Murnau am Staffelsee, Neuer si è fratturato tibia e perone della gamba destra: è stato già operato e il recupero è previsto per maggio. Il Bayern deve trovare una soluzione. Oliver Kahn, amministratore delegato, riflette su due strade: riportare in Baviera a gennaio Alexander Nübel, che è in prestito in Ligue 1, al Monaco, oppure aprire una trattativa con la Dinamo Zagabria per Livakovic, quattro rigori parati con la Croazia per raggiungere la semifinale di stasera con l’Argentina. Il Bayern si è informato sul prezzo e sulla scadenza del contratto: costa dieci milioni e può svincolarsi il 15 giugno del 2024. Il giro di perlustrazione è cominciato. Un sondaggio, nessuna mail ufficiale: un’offerta vera non è ancora arrivata al presidente Mirko Bariši? e al ds Marijan Vlak.

Livakovic guadagna ottocentomila euro. È nato il 9 gennaio 1995 a Zara: stessa città dell’eterno Modric, premiato con il Pallone d’oro dopo il Mondiale in Russia. È entrato anche nei ragionamenti dell’Ajax, che ha perso Onana in estate e schiera in porta Remko Pasveer, trentanove anni. Edwin Van der Sar, direttore generale del club olandese, ha seguito tutta l’evoluzione del croato, bravo nelle uscite e nella costruzione dal basso. Calcio e università: è iscritto alla facoltà di scienze diplomatiche e il papà Zdravko, ingegnere edile, ha ricoperto il ruolo di ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. La Fifa, con un tweet, lo ha paragonato a un supereroe della Marvel per i diciotto rigori parati durante la carriera. Livakovic sta vivendo un mese fenomenale. I suoi segreti? Approfondisce le caratteristiche dei suoi avversari grazie a una serie di video sul tablet e ai consigli del match analyst Marc Rochon e del preparatore Marjan Mrmic. Ma c’è anche un’altra chiave: ha imparato a leggere “the body language”, il linguaggio del corpo, perché la postura e i movimenti di chi si presenta sul dischetto possono diventare una traccia preziosa per indirizzare il suo istinto. In Qatar ha fermato i giapponesi Minamino, Mitoma, Yoshida e il brasiliano Rodrygo, senza contare il tiro di Marquinhos finito sul palo. È alto un metro e 88: allenamenti e tanta palestra. Da bambino voleva diventare un campione di basket. Ha scoperto il calcio nello Zara e nell’NK Zagabria: ogni tanto lo accompagnava al campo il nonno radiologo. La Dinamo lo ha acquistato nel 2015 per seicentomila euro. La sua prima tifosa? Manuela Skoblar, la mamma. Livakovic è sposato da giugno con Helena Matic, ex pattinatrice, laureata in Tecnologia Tessile e designer per un’azienda di moda. Hanno un cane di nome Cruz, un meraviglioso husky.


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