Ecco perché Ronaldo è andato in panchina

Le scelte coraggiose di Fernando Santos, che esclude anche Joao Cancelo, sono state premiate da una prova super
Ecco perché Ronaldo è andato in panchina© Getty Images
Andrea De Pauli
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Sei reti nelle prime tre partite, valide per la fase a gruppi, chiusa in vetta nonostante l’incidente di percorso con la Corea del Sud del connazionale Paulo Bento, e ora che arrivano gli ottavi, per il Portogallo altre sei reti tutte d’un colpo contro la Svizzera. Successo tennistico frutto di scelte più che coraggiose, visto che giunti al momento della prima sfida da dentro o fuori con gli elvetici, l’esperto Fernando Santos pensa bene di non guardare più in faccia a nessuno, escludendo dall’undici iniziale Joao Cancelo e, soprattutto, Cristiano Ronaldo. Scelte premiate da una prova da urlo dei lusitani, tra cui hanno spiccato Diogo Dalot e Guerreiro, alternative al terzino del City, e, più di tutti, Gonçalo Ramos, autore di una tripletta e di un assist.       

Scelte

Sollevato e raggiante, il ct portoghese, ha spiegato la controversissima decisione di rilegare tra i rincalzi CR7, insistendo che non ha nessuna relazione con il malumore mostrato dal cinque volte Pallone d’Oro al momento della sostituzione sofferta nella precedente partita con gli asiatici. «Non c’entra nulla con quel che è successo venerdì scorso» la ferma premessa del selezionatore. «Si tratta solo di una questione legata alla strategia di gioco che abbiamo preparato specificamente per questa partita con la Svizzera». Parole all’insegna della distensione, poi, per Cristiano. «È un professionista esemplare. Potrà continuare sicuramente ad aiutarci tanto».   

Stiamo calmi

Con il consueto aplomb, Fernando Santos ha espresso, poi, la sua piena soddisfazione per l’esibizione dei suoi ragazzi. «Non siamo stati perfetti, ma non posso negare che abbiamo fatto una grande prestazione, per atteggiamento, e concentrazione, in ogni momento della gara. È stata una grande partita, ma ora la cosa più importante è mantenere i piedi ben piantati al suolo. Fra solo quattro giorni ci aspetta un’altro confronto complicato con il Marocco e dobbiamo mantenere alta la concentrazione».   

E chi lo toglie più

A dir poco raggiante, e non può essere altrimenti, Gonçalo Ramos, autore della prima tripletta del torneo. Reti che gli permettono di diventare il giocatore più giovane della storia della Selezione portoghese, con 21 anni e 169 giorni, ad andare a segno in una fase a eliminazione diretta di una Coppa del Mondo. «È stato tutto molto rapido, ma non chiedetemi se sarò titolare anche nella prossima partita, perché non dipende da me. Io posso solo fare del mio meglio e aspettare le decisioni del Mister». Nessun problema, a sua detta, poi, con CR7, a cui potrebbe aver strappato definitivamente il posto. «Ho parlato con lui prima della partita. È il nostro capitano e cerca sempre di aiutare tutti. Andiamo molto d’accordo». E a proposito di numeri, l’imperioso stacco aereo che ha permesso a Pepe di siglare il momentaneo 2-0 rende il ruvido centrale il giocatore portoghese più vecchio a segnare in un Mondiale. Davanti a lui rimane solo l’irraggiungibile Roger Milla, a segno contro la Russia, a Usa ’94, a 42 anni e 39 giorni.   


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