Juve, dubbi sul progetto Sarri: condizione fisica pessima e preoccupante

Il ko contro l'Udinese è un segnale d'allarme, l'ennesimo dopo la ripresa. Si ha quasi la sensazione - e questa è una provocazione - che il nono scudetto consecutivo non lo avrà vinto la Juve con la sua forza e la sua qualità ma glielo avranno, invece, consegnato le sue rivali
Juve, dubbi sul progetto Sarri: condizione fisica pessima e preoccupante© Getty Images
Alberto Dalla Palma
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Anche se la matematica fa ancora sognare l’Atalanta, l’Inter e addirittura la Lazio non ci sono grandi dubbi, nonostante il crollo ingiustificabile di Udine, sul nono scudetto consecutivo della Juve, che domenica dovrà battere la Samp allo Stadium per cancellare una notte così amara. Ce lo aspettavamo tutti ieri sera, il primo titolo di Sarri, soprattutto dopo il gol di De Ligt, ma la squadra bianconera è scomparsa nella ripresa, come spesso le è accaduto dopo la ripresa del campionato. E l’Udinese non si è accontentata del pareggio di Nestorovski, appena ha capito che i campioni stavano barcollando ha affondato i colpi fino al clamoroso gol di Fofana, arrivato proprio nel finale e giustamente festeggiato come se la salvezza fosse già matematica.

I brutti segnali dopo il lockdown

La Juve era già crollata contro il Sassuolo: dopo un vantaggio di due gol era riuscita a recuperare il 3-3 negli ultimi minuti mentre con il Milan era stata travolta da un poker di gol nonostante il 2-0 iniziale. Ieri la terza prova che la condizione fisica bianconera, in vista della Champions, è pessima e preoccupante. Non tanto sul breve, perché sei punti di vantaggio a tre giornate dalla fine del campionato sono quasi una certezza, ma sulla lunga distanza certamente sì. Ronaldo dovrà ribaltare il verdetto contro il Lione e poi, quasi sicuramente, sfidare il City di Guardiola: ovvio che per oltrepassare questi ostacoli ci vorrà una condizione collettiva migliore di quella attuale.

Conte, quanti rimpianti!

Di fronte agli ultimi scivoloni di Sarri, crescono i rimpianti di Gasperini e di Conte, che non si darà pace per quello che ha combinato l’Inter nelle ultime settimane. E se l’Atalanta ha fatto il massimo e non può rimproverarsi proprio niente perché il suo distacco alla ripresa era troppo elevato (con due o tre giornate in più, come finirebbe?), i nerazzurri hanno gettato davvero una grande occasione considerando la forza di un organico che a gennaio era stato arricchito da Eriksen, Moses e Young. I pareggi contro il Sassuolo, il Verona e la Fiorentina e la clamorosa sconfitta contro il Bologna in dieci uomini hanno impedito un sorpasso che si sarebbe celebrato, forse, dopo questo crollo di Udine.

I dubbi sul presente e sul futuro restano vivi

Ancora una volta la Juve si è affidata alla prodezza di uno dei suoi campioni più pagati: a sorpresa non Ronaldo ma De Ligt, abilissimo nell’anticipo e nella conclusione dalla distanza. Poi, sull’1-0, la solita sfrenata fantasia di Dybala, messa al servizio dei compagni, e poco altro: certo, era difficile chiedere gioco e spettacolo nella partita del primo match ball, ma la squadra bianconera è caduta dopo una delle prestazioni più brutte della gestione Sarri. Ora il tecnico dirà che siamo tutti rimbambiti e che solo i dati in suo possesso dicono la verità sulla sua creatura, ma i fatti sono abbastanza chiari e inattaccabili: quella di Udine non era la Juve perché la vera Juve non avrebbe mai fallito l’appuntamento con lo scudetto dopo il gol di De Ligt. Potrebbe conquistarlo domenica contro la Samp, forse anche dopo, ma certi dubbi sul presente e sul futuro restano comunque molto vivi. Si ha quasi la sensazione - e questa è una provocazione - che il nono scudetto consecutivo della Juve non lo avrà vinto la Juve con la sua forza e la sua qualità ma glielo avranno, invece, consegnato le sue rivali.


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