Juve-Roma, il cinico Allegri

Juve-Roma, il cinico Allegri© Juventus FC via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Fra tre anni Daniele Orsato potrebbe anche ammettere pubblicamente che quella domenica di metà ottobre, a Torino, avrebbe dovuto far concludere l’azione e insomma di aver peccato di eccesso di tempestività. La Juve non gli porta bene, ma lui porta bene alla Juve. È un signor arbitro, nessun dubbio: ogni suo errore, però, alimenta polemiche e riletture infinite al punto da diventare “quasi storico”. Un po’ come, nell’altro secolo, un passaggio sbagliato da Liedholm. Che tuttavia veniva applaudito. Ieri la Juve ha fatto la Juve. Allegri ha imposto il copione delle ultime quattro di campionato più una di Champions, quella col Chelsea; partite che hanno fruttato solo vittorie: difesa ricca e solidissima, un calcio poco piacevole ma di un’efficacia impressionante. Mou ha tentato in tutti i modi - lateralmente, centralmente, dal basso, dall’alto - di superare le due linee di copertura, ma non c’è riuscito quasi mai. L’unica volta in cui ha messo realmente in difficoltà Chiellini e compagnia è successo quel che ho appena descritto e che sta facendo parlare e straparlare.

Le assenze (Dybala, De Ligt, Rabiot, mezzo Morata), i ritardatari, un mercato in economia e la disastrosa partenza hanno indotto Allegri a badare esclusivamente al sodo, in attesa di tempi migliori, e in un modo o nell’altro il campo gli sta dando ragione. La novità segnalabile è che anche i tifosi juventini, reduci da due stagioni poco entusiasmanti nonostante uno scudetto e qualche coppa, sembrano essersi adattati alle circostanze, abbandonando gli appunti sulla qualità del gioco. 

La Roma - dicevo - ha mosso il pallone per novanta minuti ma, perso Zaniolo per infortunio, ha visto ridursi la quota strappi: avrebbe meritato il punto, questo è certo. Mourinho ha conosciuto così la terza sconfitta; dai suoi, note liete sul piano dell’impegno, dell’organizzazione e della condizione atletica. Domenica troverà il Napoli poco prima di Inter-Juve. L’importante, ripete, è non avere fretta. Per quella c’è Orsato.   

PS. Per quanto riguarda il tocco di mano in caduta di Mkhitaryan nell’azione del vantaggio negato, ricordo che da questa stagione “non è punibile il contatto mano/pallone accidentale di un compagno di squadra prima che venga segnata la rete”.  

I no Var, Messi Pallone d'oro e i rossi di Irrati

L’Abisso del Var: non lo chiamano al video e lui non ha alcun dubbio sul contatto Becao-Skorupski, irregolare tutta la vita: per il Bologna 4 punti sottratti dai No Var, 4 nelle prime otto partite, oltre a una collezione di arbitri messi temporaneamente a riposo per errori marchiani commessi ai suoi danni. Al partito dei No Var ha aderito anche il trentacinquenne Alessandro Prontera che a San Siro ha un concesso un rigore inesistente al Verona. Di Paolo, l’occhio tecnologico, ha soprasseduto.    

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Paradossale il rosso a fine gara mostrato a Luis Felipe per un gesto affettuoso e sciocco ma chiaramente non offensivo nei confronti di Correa che fino a tre mesi prima era stato suo compagno di squadra e col quale usciva spesso. Irrati non ha peraltro estratto cartellini per punire Dumfries o Lautaro, coinvolti nella rissa.    

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Il Pallone d’oro 2021 premierà - a prescindere - Leo Messi. Ormai prossima la conferma ufficiale. Per vederselo assegnare Jorginho avrebbe dovuto vincere, oltre a Europeo, Champions e Supercoppa europea, anche l’Eurovision al posto dei Maneskin, Ballando con le stelle e i 100 piani a Tokyo. Dimenticavo: e sarebbe dovuto costare qualche centinaio di milioni al Psg dei qatarioti. L’oriundo del Chelsea non può rammaricarsi: quando non si fanno le cose per benino, è giusto che le giurie - ne so qualcosa - si diano da fare.    

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Lo ripetiamo dal secolo scorso, confortati dal parere di procuratori ed ex giudici sportivi (Tosel): per i buu razzisti la soluzione sono le telecamere e i daspo a vita, visto che alle crescite culturali invocate da più parti, soprattutto in tv, non crede più nessuno.     

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La composizione della rosa del Milan conferma l’indispensabilità della competenza, che resta l’unica risposta ai debiti accumulati negli ultimi vent’anni dal calcio italiano. Potrei citare gli organici di fine e inizio secolo dell’Inter come esempio negativo: costi mostruosi per cartellini e stipendi e per inutili panchine di nazionali (nei loro Paesi) inutilizzati. Considero Hernandez, Brahim Diaz, Maignan, Tomori, Saelemaekers, Rebic e Tonali degli autentici capolavori mercantili. Parafrasando Moynihan, la cosa più eccitante che si incontra nel calcio è la competenza, perché è così rara. 


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