Juve-Udinese: è il calcio che ci tocca

Juve-Udinese: è il calcio che ci tocca© LAPRESSE
Alessandro Barbano
3 min

Con una battuta di realismo Allegri ha spento le fantasie di chi ancora favoleggiava su un ambizioso mercato invernale, confermando che la Juve andrà avanti con quelli che ha, e tra marzo e aprile si decide chi resta e chi va. Il fatto è che il campionato bianconero dice già tutto, e la modesta vittoria contro l’Udinese di ieri conferma la diagnosi: fatto salvo Dybala, e forse Kean per un posto in panchina, il resto dell’undici schierato nel primo tempo potrebbe essere già confezionato in un pacco regalo e messo in saldo. Se non fosse che molti di questi modesti comprimari hanno ingaggi da top player, cresciuti a dismisura nell’era di Ronaldo e indigesti per chiunque sul mercato post-pandemico.
     In un’intervista al Financial Times, Rocco Commisso ha accusato la Juve di aver costruito, i successi prima, le aspettative deluse poi, sui debiti. Al netto della grazia da elefante in una cristalleria, con cui il presidente viola ha pronunciato il suo J’accuse, la diagnosi è drammaticamente esatta. E racconta l’infezione che suppura nel calcio italiano dalla testa ai piedi, e contro la quale presidenti, Lega e istituzioni federali invocano il balsamo dei ristori del governo.
     Che il calcio, costretto di nuovo a serrare i cancelli degli stadi, meriti una protezione si può condividere. Ma l’idea che sia il Covid la causa del crack è una bugia tutt’altro che pietosa. La serie A è entrata nella pandemia con un debito di 4 miliardi e non ha smesso di giocare alla roulette. È di queste ore la notizia che il Genoa ha esonerato Shevchenko dopo nove partite e dopo averlo ingaggiato con un triennale da due milioni e mezzo netti a stagione. Nel biennio pandemico ha già cambiato Thiago Motta, Nicola, Maran, Ballardini, e adesso fa fuori l’asso ucraino per l’italo-tedesco Labbadia. Con quale coraggio una società responsabile di un simile disastro gestionale, ancorché condiviso tra due diverse proprietà, può pretendere i ristori del governo?
     Questo per dire che abbiamo il calcio che ci tocca. Juventus-Udinese ne è un fedele fotogramma. Con gli stipendi dei bianconeri, che si alternano in due tempi di confusa mediocrità, si potrebbe e dovrebbe vedere molto di più. Accontentiamoci invece dei lampi di Joya dell’argentino, che si è messo la Juve sulle spalle e la porta da solo fin dove può. Verrebbe da chiedersi perché non fargli risparmiare energie preziose, schierandolo dieci metri più avanti. Ma questa è un’altra storia.


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