Finale scudetto, date e orari uguali per tre

Finale scudetto, date e orari uguali per tre
Alberto Dalla Palma
5 min

È rimasta in piedi, all’ultimo istante, con un colpo di testa di Danilo che le ha consentito di tenere ancora a distanza l’Atalanta, su cui Allegri fa la corsa ufficialmente da qualche settimana. Eppure la Juve ha provato a vincerla per rientrare anche nella corsa scudetto, come fanno i ciclisti che si preparano alla volata restando nascosti, nel gruppo, per sbucare negli ultimi duecento metri e sorprendere i rivali. Sarebbe stato difficile, sia chiaro, anche conquistando Bergamo, ma con Vlahovic il tecnico livornese era tenuto (anzi, è tenuto) a sognare in grande, soprattutto perché il tridente con Dybala e Morata funziona. Lo spagnolo sta diventando un Mandzukic moderno, del croato non ha la cattiveria agonistica ma la stessa predisposizione di mettersi al servizio degli altri: da seconda punta trova più spazio per lanciarsi in velocità e creare la superiorità numerica di cui poi può trarre vantaggio lo stesso Vlahovic, fermato due volte da un bravissimo Sportiello, sicuramente più attento e reattivo dello squalificato Musso.

Dopo il gol di Malinovskyi c’è stata la grande occasione del 2-0 di Hateboer, fermato dalla traversa ma anche dalla sua scarsa destrezza sul traversone delizioso dell’ucraino, entrato per spaccare gli equilibri e devastante come in passato. È svanito così il sogno dell’Atalanta, che ha una partita in meno e resta l’ultima squadra ad aver battuto la Juve in serie A, il 27 novembre dello scorso anno. Ci sarebbe riuscita anche ieri sera senza la disattenzione finale che la costringerà al testa a testa con Allegri per un posto in Champions. Per le romane ci sembra dura recuperare il terreno perso.

Da oggi al 22 maggio, invece, si aprirà una volata scudetto a tre senza esclusione di colpi, che verrà interrotta solo a fine marzo dagli spareggi mondiali della nostra Nazionale. Il Milan, per ora, ha un vantaggio, seppure doloroso: è fuori dalle coppe europee, mentre Inter e Napoli dovranno affrontare Liverpool e Barcellona, non due squadre qualsiasi, e sarà inevitabile il dispendio di energie fisiche e nervose. Due imprese potrebbero, per assurdo, caricare Inzaghi e Spalletti, costretti nei prossimi 15 giorni a gestire le forze con grande attenzione. Simone ha un problema tanto evidente quanto inatteso, perché ha l’attacco più forte del torneo (55 reti): si chiama Lautaro Martinez, che in campionato non segna da sei turni e si è fermato a quota 11, un solo passo avanti a Dzeko. Per cinque anni il tecnico era stato abituato male da Immobile, che di media nella Lazio gli faceva dai 25 ai 30 gol: ora dovrà trovare una soluzione, perché l’Inter produce moltissimo ma, nelle ultime settimane, ha raccolto davvero poco, tanto è vero che ha permesso al Milan di ribaltare il verdetto del derby dopo aver sbagliato troppe occasioni.

Pioli in due turni ha recuperato 5 punti, tornando in testa dopo due mesi: anche lui non ha bomber spietati, Giroud e Leao sono a quota 7, ma il portoghese sta facendo la differenza con la sua capacità di sfruttare gli spazi che sorprendentemente gli allenatori avversari gli lasciano (gli ultimi: Sarri in Coppa Italia e Giampaolo ieri). Il vantaggio rossonero può essere considerato virtuale, perché l’Inter dovrà recuperare la sfida di Bologna, ma rappresenta comunque una base solida da cui lanciare la volatona finale.

La partita della verità potrebbe essere quella al Maradona, in programma il 6 marzo: Napoli e Milan si affronteranno dopo la sfida dell’Inter con la Salernitana, in programma il 4. Se Inzaghi dovesse vincere, le due rivali verrebbero schiacciate da una pressione che può giocare brutti scherzi. Proprio quella giornata di campionato, condizionata dalle Coppe, ci suggerisce con anticipo di lanciare un allarme alla Lega: perché la corsa scudetto diventi una lotta alla pari, sarebbe necessario organizzare la contemporaneità delle squadre coinvolte almeno nelle ultime tre giornate, se non prima. Spalletti sostiene che la sua squadra non ha la forza e il carattere dell’Inter, ma ha talmente tanta qualità che può colmare il divario con le milanesi. Serviranno i gol di Osimhen, come a Inzaghi quelli di Lautaro e a Pioli quelli di Ibra (più spettatore che giocatore) e Giroud. Che l’esito finale dipenda dai centravanti è possibile, anche se i migliori li hanno Allegri (Vlahovic) e Sarri (Immobile) che sono fuori dalla contesa.


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