La Serie A cerca un padrone

Al Meazza, prima della sosta per le nazionali, un big match tricolore tra le migliori squadre di questo avvio di stagione, appaiate in testa con merito e decise ad accelerare
La Serie A cerca un padrone
Alberto Polverosi
5 min

Mancheranno la forza e la leggerezza, la velocità e la tecnica, qualità che sembrano in contrasto l’una con l’altra e che invece si fondono, con sintesi ed estrema efficacia, nei due giocatori più forti delle due squadre oggi più forti, Milan e Napoli. Mancheranno Leao ed Osimhen e siccome lo spettacolo prima che dalle dinamiche del gioco è dato dai colpi dei giocatori, alla prima precoce sfida-scudetto mancherà qualcosa che ci avrebbe fatto divertire di più. Ma anche così come sarà, anche con i sostituti del portoghese e del nigeriano, possiamo esser certi che questa partita non deluderà nessuno. Il duello De Ketelaere-Kvaratskhelia è già una buona garanzia, debuttano tutt’e due in una partita che se non porta lo scudetto, ne ritaglia comunque un piccolo pezzetto, e come esame è molto interessante.

Padroni anche in Europa

Lo stato di forma è al top. Milan e Napoli sono le squadre che hanno indovinato meglio di tutte le altre la preparazione a questa strana e irripetibile stagione, cominciata presto, consumata in fretta in questa prima parte, vissuta a ritmi folli. Si lamentano tutti, Pioli e Spalletti no. Sono in testa alla Serie A e in testa ai rispettivi gironi di Champions, 20 gol segnati dal Napoli (13+7) in 8 partite nei due tornei, 16 (12+4) dal Milan. Pesano più quelli del Napoli, perché ne ha rifilati 4 al Liverpool e altri 3 ai Rangers all’Ibrox. Il Milan ha faticato un po’ in Champions, ma alla fine anche in Europa ha imposto il proprio marchio, giungendo alla prossima vigilia contro il Chelsea con una posizione di vantaggio.

Stesso gioco

Quando gli osservatori (ma anche certi allenatori) dicono che un conto è il campionato e un altro è la coppa, non dicono sempre la verità, le partite si agganciano l’una all’altra. Di sicuro non è vero nel caso di Milan e Napoli che giocano sempre alla stessa maniera, o quanto meno ci provano. Cambiano i dettagli, sostituiscono alcuni interpreti, ma la sostanza è quasi sempre la stessa. Gasperini guarderà con interesse la sfida di San Siro, ben sapendo che i suoi colleghi Pioli e Spalletti sono allenatori padroni delle loro squadre. Con uno stile diverso fuori dal campo, con lo stesso stile in campo. E’ da loro che può iniziare la bellezza di questa partita, sono allenatori che non si sottraggono al gioco, vanno invece a cercarlo convinti che solo attraverso il gioco si possa raggiungere un grande risultato. La grande mente Anche con l’assenza di Leao, il Napoli rischia di soffrire l’attacco a sinistra di Hernandez, soprattutto quando il francese, come spesso gli càpita, prende palla e taglia in mezzo, acquistando velocità col passare dei metri. Servirà agli azzurri una forte attenzione difensiva, se si faranno trovare scoperti, rischieranno di brutto. Politano, il protagonista di Glasgow, dovrà lavorare il doppio per contenere Theo. La mente delle due capolista è lucida: Bennacer guida con la stessa autorevolezza di Lobotka, giocatore rilanciato da Spalletti nella scorsa stagione: sembrava inadeguato, è diventato indispensabile. C’era da temere, nel Napoli, il vuoto lasciato da Fabian Ruiz, in realtà la conferma di quell’anguilla di Anguissa e la crescita (ecco, ora sì è in crescita) di Zielinski hanno riempito il vuoto. Adesso Spalletti deve inserire a pieno titolo anche Ndombele (il cui livello si è notato nei minuti finali di Ibrox), gli altri nuovi sono già dentro.

I processi

Milan e Napoli si somigliano per mentalità, ma arrivano da processi diversi. Rispetto alla scorsa stagione, Pioli ha dovuto sostituire in realtà un solo (seppur fortissimo) titolare, Franck Kessie, con un centrocampista totale come Pobega (attenzione ai rimorchi, parlarne a quelli della Dinamo Zagabria) e poi ha aggiunto: De Ketelaere (siamo ancora in attesa del suo exploit, ma arriverà presto), Adli (un po’ emarginato dopo un ottimo periodo estivo), Origi (ancora infortunato) e ha recuperato in pieno Kjaer. Insomma, Pioli fresco vincitore dello scudetto, ha quest’anno un Milan più forte, ma soprattutto più completo. Sul livello del Napoli c’erano invece dei dubbi perché era uscita, tutta insieme, la vecchia guardia: da Insigne a Koulibaly, da Mertens a Fabian Ruiz a Ospina, oltre a Ghoulam, Ounas e Petagna. L’obiettivo principale era diminuire il monte ingaggi. Obiettivo raggiunto e livello tecnico garantito dall’arrivo di Raspadori (gol decisivo allo Spezia), di Simeone (primo gol in Champions), di Kim (una sicurezza) e di Kvaratskhelia (la più grande sorpresa di questo scorcio di campionato). La differenza fra Milan e Napoli sta proprio qui: il Milan ha proseguito nel gioco e nei risultati migliorando, il Napoli lo ha fatto cambiando. E’ la ragione per cui Spalletti (in tribuna per la squalifica) è in questo momento il miglior allenatore della stagione italiana, ma al suo fianco c’è proprio Pioli.


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