Roma-Milan, il prezzo della qualità

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Roma-Milan, il prezzo della qualità© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
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Ivan Zazzaroni

Non c’è stata partita, non c’è stata la Roma: è sembrata a lungo cosciente della propria inferiorità tecnica e fisica. Ha lasciato l’iniziativa al Milan che aveva peraltro deciso di giocare a ritmi bassissimi e investire su improvvise accelerazioni in grado di sorprendere la difesa di Mourinho, peggiorata dalla presenza di Celik, messo in campo per disperazione e sulla base di un precedente: viste le prime uscite, Kristensen su Leão avrebbe probabilmente fatto ancora più danni.

Non c’è stata partita perché troppa era la differenza sul piano della qualità tra la squadra di Pioli e quella che ha potuto mettere in campo Mourinho (quanto gli è mancato il “signor Matic”).

Non c’è stata partita anche perché il primo gol è arrivato all’ottavo per una leggerezza di Rui Patricio - il fallo da rigore su Loftus-Cheek - e il raddoppio 3 minuti dopo l’intervallo per una topica in marcatura di Celik che ha permesso a Leão di esprimere tutta la propria arte. Errori individuali, as usual.

Non c’è stata partita fino a quando il Milan non si è ritrovato in dieci per l’espulsione di Tomori e Mou ha inserito Spinazzola, Lukaku, Bove e in seguito cambiato il disegno della squadra. Da quel momento in avanti, solo Roma, troppo tardi però.

Non c’è stata partita, ma adesso c’è la sosta ed è l’unica buona notizia per lo Special che deve recuperare Dybala, vedere migliorata la condizione di Lukaku e solo Dio sa come ritroverà - e per quanto potrà impiegare - la sua, di qualità: Spinazzola, Paredes, N’Dicka e Renato Sanches, per non dire di Azmoun («se erano a posto non stavano qua», spiegò dieci giorni fa).

Pioli, a punteggio pieno, sta lavorando con grande intelligenza: all’impianto della stagione scorsa ha aggiunto Reijnders, Loftus-Cheek e Pulisic. Nessuno stravolgimento, più piedi buoni e esperienza. Mou, a punteggio vuoto (1 punto), non ha ancora potuto presentare l’idea di Roma che ha in testa.

Come si è mosso Lukaku? È al 30 per cento della condizione, ma quel poco che si è visto è bastato per far capire a tutti quanto potrà essere utile, importante.

Qualcosa Di Bello

Da Niente Di Bello (il nostro titolo di lunedì scorso) a Qualcosa Di Bello. Ieri. Gianluca Rocchi - sarebbe l’ideale presidente dell’Aia - aveva preso immediatamente la decisione di fermare («non sospendere») arbitro e Var, Di Bello e Fourneau, di Juve-Bologna. Pertanto l’ascolto dell’audio relativo al fallo di Iling-Junior su Ndoye non avrebbe potuto che confermare la giustezza del suo intervento. Ho trovato centrate e oneste le parole che ha pronunciato: «Check superficiale» ha chiarito. «Gli altri rigori non c’erano… Siamo umani, sbaglieremo ancora. Chiedo però di rispettare la figura dell’arbitro».

Fin qui tutto nella norma, non regge invece la conclusione: «Criticate me, ho le spalle larghe, sono io che li scelgo». Se gli dessimo ascolto dovrebbe autosospendersi alla fine di ogni weekend e invece ce lo teniamo stretto. È perbene.

Rocchi deve lavorare molto sul rapporto tra le varie personalità dei suoi, sui diversi pesi e caratteri. Combinare arbitro e Var, affrancandoli dai precedenti, non sarà, non è semplice. Non parlo di malafede, anche se secondo Laurean Conrad «non si fa mai lo stesso errore due volte, perché la seconda volta non è più un errore, è una scelta».


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