Le prepara troppo bene, Simone Inzaghi, le partite che contano: i derby, oltre agli scontri senza appello e alle finali di ogni genere e valore. Sono numerosissimi ormai i precedenti positivi e portano inevitabilmente a questa conclusione: quando il gioco si fa duro la testa di Simone si fa ancora più dura (nessuno lo sposta dalle sue convinzioni) e gioca con le motivazioni, l’esperienza, la personalità, l’intensità. Dicevo delle sue granitiche certezze: il mondo invoca Frattesi, in gran forma, al posto di Mkhitaryan, e lui insiste con Micki che fa doppietta. Ma è solo un esempio, il più facile. La prima mezz’ora dell’Inter è stata fantastica, così come la reazione al gol di Leão che ha portato ad altri tre gol. Il 5-1 finale è un delirio e determina il quinto successo di fila dei nerazzurri, eleggendo Inzaghi - per dirla alla Guardiola - a dentista delle stracittadine. Risulta insopportabile, per dimensioni, la sconfitta del Milan (nulla ha funzionato: non basta l’assenza di Tomori a giustificare i vuoti); Milan che in novantacinque minuti è passato dal moneyball al manitaball (cit.): solo una buona Champions potrà alleviare il dolore.
La Juve del “palla a loro, segniamo noi” (con Dusan)
C’è voluta la squadra della Staedler per capire dopo circa un’ora che il pallone recuperato in iperestensione da McKennie nell’azione che ha portato all’1-0 era ancora giocabile per un centimetro di gesso bianco. Le interpretazioni geometriche dei moviolisti non sono tuttavia servite a restituire la parola e la serenità alla Lazio, che ha chiuso la propria rabbia dentro la cassaforte del primo silenzio stampa stagionale. L’irritazione di Immobile e compagni, in fondo, è comprensibile: deriva dal fatto che la rete discussa ha indirizzato la partita, consentendo alla Juve di giocare come avrebbe voluto, ovvero in protezione e di ripartenze (della serie, palla a loro, 63,8%, e segniamo noi); ripartenze che la coppia Vlahovic-Chiesa ha sfruttato come mai in precedenza. Vlahovic questo deve fare: precedere i problemi e le superiorità manovriere altrui oppure risolvere alla maniera del bomber i momenti verosimilmente più complicati. Ieri gli sono riuscite entrambe le cose. Non gli si può chiedere, per caratteristiche e qualità, la partecipazione attiva alla manovra, il passaggio preciso, ma in tante occasioni bastano (e avanzano) le sue soluzioni. Splendida per fattura la doppietta che ha realizzato: la prima rete dopo 10 minuti sullo 0-0, la seconda tre minuti dopo l’ennesima prodezza di Luis Alberto, giocatore di categoria superiore quando - come in questo periodo - lo assiste una buona condizione fisica. Nelle prime quattro uscite la Juve ha raccolto 10 punti, due più dello scorso anno. Il segno positivo figura anche alla voce reti fatte. Per un’altra settimana #Allegriout torna negli “archiviati”.