Juve, condannata alla sofferenza

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport - Stadio sulla partita dei bianconeri
Juve, condannata alla sofferenza© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
4 min

E chi cambia opinione è un burfaldino. Come volevasi dimostrare, la Juve non è da scudetto. Perché non possono bastare Chiesa e Vlahovic in condizioni fisiche migliori per alzare la qualità di una squadra da 72 punti praticamente inattiva sul mercato e renderla da titolo. Questa Juve è condannata alla sofferenza, e lo è consapevolmente. Come ha spiegato più e più volte Allegri, peraltro inascoltato, l’obiettivo dichiarabile e dichiarato è il posto in Champions. Il resto è fantasia, pia illusione o accertato superamento del tasso alcolemico. Non è da scudetto, ma non è nemmeno la versione da Mai dire gol sconfitta al Mapei Stadium: a punirla in modo imbarazzante sono stati principalmente una papera e mezza di Szczesny e la ridicola topica di Gatti, autore della peggiore prestazione personale da quando è a Torino. Ci sta che oggi approfondisca il ragionamento sviluppato ne “Le bestie grigie”. Il portiere sarebbe, è, da scudetto, anche se col Sassuolo ha fatto carne di porco; la difesa non lo è: la trovo poco qualitativa e oltretutto cortissima; il centrocampo mi ricorda quello della Roma: strutturalmente lento, poco dinamico, i cambi degli esterni sono due Junior, Weah e Iling, e insomma soltanto Kean e Milik possono essere considerati sostituti di livello.

Berardi avrebbe certamente cambiato contenuti e prospettive, per non dire di Lukaku: perdonate l’insistenza, ma chi l’aveva cercato per mesi aveva visto giusto. Non ho mai messo in discussione le capacità realizzative di Dusan, che ha stretto un patto di solidarietà con Chiesa: ho solo provato a far capire che quando a metà non hai la qualità e il motore necessari, un riferimento tecnico e tattico come Big Rom risulta salvifico. Le colpe di Allegri? Ieri, nessuna: il suo realismo viene spesso spacciato per mancanza di soluzioni e idee. Del resto la superficialità e la malafede lo circondano da troppo tempo. Allena, e lo sa, una Juve da 75-78 punti potenziali e dopo 5 turni si ritrova con un punto e 4 gol in più dell’anno scorso, ma anche con un -4 alla voce reti subite.

Evviva l’AIA (quasi) trasparente

Straordinaria novità questa sera su Dazn. Grazie a un’incoraggiante propensione alla trasparenza dell’Aia e della Federcalcio (la glasnost di via Allegri) si potranno ascoltare gli audio del Var. Attenzione, però, non quelli della giornata appena conclusa, bensì i dialoghi ritenuti “più interessanti” tra l’arbitro di campo e i videoassistenti registrati nei turni precedenti. Nella prima puntata, in onda dopo il posticipo, sono previsti il confronto tra il direttore di gara, lo svizzero Gottfried Dienst, morto nel ‘98, e il guardalinee azero Tofik Bachramov, salutato dai parenti nel ‘93, al momento del gol - passato alla storia come fantasma - degli inglesi nella finale mondiale del ‘66. Subito dopo è in programma un chiarimento definitivo sul “gol de Turone”. In chiusura, il colloquio tra Gigi Simoni e l’arbitro Ceccherini successivo al fallo di Iuliano su Ronaldo in Juve-Inter del ‘98. Quest’ultimo episodio dura più degli altri per via dei tanti bip dell’indimenticabile allenatore nerazzurro. «È molto più onesto essere nudi che indossare abiti trasparenti». Erasmo della sezione di Rotterdam.


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