Roberto D'Agostino esclusivo: "Roma stregata dalla travolgente umanità di Mourinho"

L'inventore di Dagospia parla dello 'Special One', di Totti, Lukaku e di una città santa e dannata: cos'ha detto
Stefano Boldrini
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Roma Santa e Dannata, by Roberto D’Agostino, Marco Giusti e Daniele Ciprì, non è solo un docufilm: è un affascinante viaggio nella bellezza e nelle contraddizioni della Città Eterna, dove il sacro convive con il profano, dove un locale di proprietà dello Stato Pontificio viene dato in affitto e diventa il luogo più trasgressivo della capitale - il famoso Mucca Assassina -, dove i preti incrociano le puttane e dove la più spettacolare collezione di "piselli" è custodita all’interno del Vaticano: i peni delle statue rimossi per essere sostituiti, in nome del pudore, dalle foglie di fico. Un boat naviga pigramente di notte il Tevere: a bordo D’Agostino e Giusti che parlano, analizzano, ricordano, rievocano. Tra i partecipanti al dibattito, Enrico Vanzina, Carlo Verdone, Sandra Milo, Vladimir Luxuria, Massimo Ceccherini, Vera Gemma. Qua e là, brevi stacchi con filmati d’epoca: dalla movida del Piper al festival dei poeti di Castelporziano dove, nel 1979, personaggi come Allen Ginsberg e Dario Bellezza furono fischiati. D’Agostino, detto Dago, è il creatore di Dagospia, uno dei siti più cliccati d’Italia. I Dagoreport sono analisi politiche fondate sui retroscena: li leggono tutti, anche quei direttori di giornali che, con la puzza sotto al naso, fingono di snobbare Dagospia. Roberto è anche un grandissimo tifoso della Roma: la segue da sempre.

Roma Santa e Dannata, forse Roma è eterna anche per questo.
«A Roma il bene e il male fanno parte della stessa medaglia. La cristianità e il paganesimo sono complici. Roma è unica: capitale di uno Stato dove nacque il primo grande impero occidentale e sede del Vaticano. Roma è stata e per certi versi lo è ancora, una magnifica attrazione. Tutti gli omosessuali venivano a Roma perché si poteva fare sesso in libertà, anche a poche centinaia di metri da Piazza San Pietro. Un giorno chiesero a Gore Vidal: perché vive a Roma? E lui rispose: perché a Roma si scopa. Gioacchino Belli definì Roma caput mundi e cloaca. Roma non ha bisogno di fare cultura perché ogni angolo della città ti sbatte in faccia la storia: dal Colosseo e dai Fori alle costruzioni del periodo fascista. Davanti al Colosseo capisci che quel monumento è più vivo di te: porta magnificamente duemila anni di vita».

Roma Santa e Dannata anche nel calcio.
«Unica, il docufilm di Netflix in cui Ilary Blasi racconta la sua versione della fine del matrimonio con Francesco Totti, spiega molte cose. Totti è stato il nostro Maradona: il simbolo del riscatto e del successo sportivo di una città. Totti ha vissuto ventisette anni con la maglia della Roma addosso. Non ha studiato, non è laureato, parla un italiano quasi esprimendosi con i fonemi, ma nel calcio è stato un fenomeno assoluto. Totti ci faceva impazzire quando riceveva il pallone a centrocampo e, spalle alla porta, lanciava un compagno verso la rete. Totti è stato davvero l’ottavo re di Roma. Ha rappresentato un qualcosa a livello antropologico che all’esterno del Raccordo Anulare non si poteva comprendere. Il pianto dell’Olimpico il giorno del suo addio è stato il pianto di una città. Dopo quel pomeriggio, Totti è entrato in un buco nero: dagli ottantamila del suo stadio si è ritrovato nella solitudine delle mura di casa».

Quel pomeriggio, disse: ho paura.
«Aveva già capito che cosa lo aspettava e il suo matrimonio cominciò a finire quel giorno. Totti è stato il motivo che ha trascinato allo stadio per oltre vent’anni i romanisti».

Oggi c’è Mourinho, l’uomo dei sold out: i romanisti lo adorano.
«Noi romanisti siamo affascinati dalla passione di Mourinho. È un Mazzone dei tempi moderni. A Ginevra, sotto la pioggia, fino all’ultimo ha cercato di scuotere una squadra modesta, in cui molti giocatori mancano di intelligenza calcistica. Dopo il gol di Pisilli, si è commosso. La sua umanità è travolgente».

Che cos’è per Dago l’intelligenza calcistica?
«È capire in un secondo dove può svilupparsi l’azione. È cogliere l’attimo fuggente: quello che possedeva Totti».

Roma santa e dannata anche con le proprietà.
«Becchiamo sempre americani senza soldi e in ogni caso gli americani nel calcio combinano poco. Oggi contano gli arabi».

Gli americani ragionano con gli algoritmi.
«Io non sono contrario agli algoritmi. Li considero una cosa seria, che produce informazioni attendibili. Il problema è che la Roma prende gli avanzi o giocatori dal fisico delicato».

Lukaku è stata una bella mossa.
«Lukaku è un gigante e si è creata una bella chimica con la città. La domanda è: resterà?».

Dago confermerebbe Mourinho?
«Certamente. Mourinho oggi è la Roma. Dopo di lui, il diluvio. Ma a Mourinho bisogna anche dare una squadra decente. Non può fare sempre le nozze con i fichi secchi».

Sull’altra sponda c’è Lotito.
«Non parlo dei laziali».

Lotito parla anche il latino.
«Per me può fare quello che vuole, resta un laziale».


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