Perché decidesti di entrare nel calcio?
«Non abbandonai le mie attività e comunque assunsi la presidenza, ero istituzione, l’operatività è demandata all’ad, De Siervo. Mi piaceva l’idea di partecipare a un cambiamento epocale del calcio italiano. La media company, lo sviluppo tecnologico, l’ingresso dei fondi. Tutto riportava alle mie conoscenze, al mio specifico. La trasformazione della Lega era un obiettivo molto stimolante».
Oggi la Lega rivendica l’autonomia totale secondo una logica Premier.
«Discorso sterile. Ancora una volta per distrarre l’attenzione dai problemi reali. La Lega è già totalmente autonoma per quanto riguarda l’organizzazione del campionato e della Coppa Italia, la commercializzazione dei diritti tv e lo sviluppo del brand. L’occasione per diventare più solidi, più forti e con una visione imprenditoriale si è persa quando l’assemblea, in piena autonomia, non ha voluto aprire alla media company, ai fondi d’investimento e al cambio della governance».
Chi il responsabile o i responsabili del fallimento?
«Solo e soltanto una maggioranza colpevole che non esercita il proprio ruolo di guida. La serie A è una delle poche realtà che conosco dove la minoranza detta l’agenda. Dove vince chi alza la voce e chi è più prepotente».
Per questo puntasti al cambiamento della governance.
«Serviva e serve ancora una governance efficiente, professionale, in grado di controllare il proprio destino di impresa che vive di diritti tv. I media erano e restano le uniche soluzioni. Indipendentemente dai fondi. Auspico perciò che la Lega riprenda il percorso della media company e del cambio di governance. Più si ritarda questo processo e più la serie A perderà terreno rispetto agli altri tornei. Oggi è un campionato colpevolmente marginalizzato. E le cose peggioreranno con la SuperChampions. Era chiaro già allora che un torneo del genere avrebbe reso periferici i campionati nazionali e nulla è stato fatto per contrastare la bulimia di Uefa e Fifa. Grave errore, in tal senso, la demonizzazione dei fondi: avrebbero garantito 1 miliardo e 700 milioni a un sistema che ne perdeva e ne perde 5».