Garantire 5 anni di diritti a un media terzo significa accontentarsi della “stabilità verso il basso” a scapito del progetto imprenditoriale.
«Esattamente. MLS, Saudi Pro League e altri progetti dreneranno risorse. Sopravviveranno solo le Leghe che saranno virtuose nelle loro scelte. Con De Siervo, partendo dalla media company, avevamo cominciato a trattare con Apple per una app della serie A. Oggi accendo la tv e in Brasile vedo incredibilmente passare delle partite della Mls e della Saudi League. Messi e Ronaldo sono ovunque, anche i mercati del Middle East hanno perso interesse nel nostro torneo».
Cosa si potrebbe fare ora per provare a rimediare?
«La Lega si deve svegliare. L’upgrade è necessario. La piantino di distogliere l’attenzione dall’unico vero tema».
Quale?
«Prendere in mano il proprio destino e disegnare una strategia sostenibile. Basta con gli alibi, le liti, i personalismi, Lotito contro Gravina. Non c’è più tempo da perdere. La Figc ha gli stessi obiettivi della Lega. Ripeto: le big o presunte tali dovrebbero dialogare per costruire».
Cosa pensi oggi di Andrea Agnelli?
«Ha vinto nove campionati di fila. Come lui, nessuno. Il suo voltafaccia sui fondi? Troppo preso dalla Superlega, come l’Inter. Tre giorni prima del voto decisivo le due si defilarono. Errare humanum est».
E perseverare disumanum ovest. De Laurentiis?
«Avrebbe potuto essere un genio. Si deve accontentare di essere soltanto quasi santo avendo vinto lo scudetto a Napoli».
Lotito?
«Ha divorato nella culla i saggi del Machiavelli. A cosa gli serve buttar giù Gravina? Ritiene che sarebbe utile al calcio italiano? No, te lo assicuro».
Avrà le sue ragioni.
«Siamo ancora alla distinzione tra torto e ragione? L’unica strada percorribile è quella della condivisione dei progetti per salvare un calcio che fa acqua e debiti da tutte le parti. Attenzione all’effetto Superchampions. E se poi dovessero giocare le coppe otto o nove italiane, auguri serie A».
Chiudi con Gravina.
«Gli voglio bene… ma chi glielo fa fare?».
Tutto ciò che comporta essere il numero 1 del calcio italiano, il potere, un’indiscutibile centralità in un settore vitale.
«Non per il fegato».