La Serie A spaccata. E il Governo non torna indietro

Lettera a Casini: "Devi chiarire che le posizioni della Lega non sono da noi condivise"

ROMA - Non sarà un tavolo delle trattative. Quello ci sarebbe stato mesi fa se il governo avesse davvero voluto coinvolgere il calcio e lo sport di vertice nella decisione di istituire un’agenzia di nomina politica per il controllo dei conti delle società professionistiche, mandando in pensione le commissioni operative da anni. Su questa scelta, già presa e blindata anche in virtù del “sigillo” del titolare del Mef, Giorgetti, l’Esecutivo non intende tornare indietro nonostante le polemiche e la moral suasion già avviata da Uefa e Fifa. «Per quanto mi riguarda il tema non è se farlo, ma come farlo» ha dichiarato ieri il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, alla vigilia dell’incontro di oggi pomeriggio con Federcalcio, Federbasket, leghe e componenti presso i suoi uffici a due passi dal Quirinale.  

Serie A spaccata

A questo vertice la Serie A arriverà spaccata e non soltanto per le note divergenze con la Figc in merito al percorso di autonomia al vaglio di noti giuristi. Stavolta la crepa è interna ed è profondissima, forse insanabile. Ieri Milan, Roma, Inter e Juventus – le big che a inizio febbraio avevano incontrato Gravina in gran segreto per chiedergli di spingere per il format a 18 squadre del campionato - hanno inviato una lettera al presidente della Lega, Lorenzo Casini, dicendogli senza mezzi termini di non sentirsi più rappresentati né da lui né dalla maggioranza che lo sostiene, quella guidata dai presidenti di club vicini al laziale Lotito. Gli stessi che due giorni fa, durante l’incontro informale delle società di A propedeutico alla riunione con la federazione, suggerivano a Casini di non presentarsi in Via Allegri per dare l’ennesimo segnale anti-Gravina. «Come sai, le nostre società non hanno approvato il documento dell’assemblea del 14 febbraio né dunque i suoi contenuti - si legge nella missiva, con riferimento al piano di riforma votato internamente dalla Serie A con astensione proprio da parte di queste quattro società - Ti preghiamo dunque, a partire dall’incontro con il ministro dello sport così come in ogni altro contesto istituzionale in cui rappresenterai le posizioni della Lega fondate su quel documento, di chiarire in anticipo che si tratta di posizioni non condivise e approvate dai nostri club». La Lega ha risposto in serata parlando di proposte “portate avanti su mandato di tutti i club”, specificando che l’astensione delle quattro fosse solo sulla “formula del campionato a 20 e 18 squadre”. Ma le divergenze sono ampie e diversificate.


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Fretta

Tornando al vertice odierno, Abodi ha rincarato così la dose: «Tornare indietro? Io non mi innamoro degli strumenti ma dell’obiettivo da perseguire che è quello della reputazione, della credibilità di un sistema e della terzietà». Lo Stato vuole interrompere la catena dei debiti e delle perdite, ma il rischio è quello di ledere l'autonomia dello sport. «Il timing in consiglio dei ministri? Lo si decide collegialmente. È chiaro che il Cdm la prossima settimana non ci sarà» ha aggiunto Abodi. Intanto, i sentimenti che filtrano dai partecipanti al tavolo sono sempre gli stessi: disorientamento, preoccupazione e tanti dubbi. Uno su tutti: perché tutta questa urgenza di creare un’agenzia governativa? Lo sport di vertice porrà soprattutto questo interrogativo in merito all’ente pubblico con poteri autonomi, con un budget di 2,5 milioni l’anno finanziati dai club e con competenze talmente vaste da poter rilasciare le licenze, chiedere documenti, effettuare verifiche contabili, ordinare ispezioni e dare pareri vincolanti sulle iscrizioni. L’incontro potrà al massimo servire per limare qualche aspetto. Di sicuro la Serie A chiederà al governo di reintrodurre il decreto crescita per ottenere i vantaggi fiscali dall'acquisto di calciatori stranieri, abolito dal 1° gennaio. «Andremo lì cercando di capire qual è la filosofia che ha ispirato questa agenzia - le parole di Gianni Petrucci, presidente della Federbasket - e soprattutto le ragioni di tutta questa urgenza al punto da voler fare un decreto legge, visto che in queste settimane le squadre si stanno iscrivendo ai campionati del 2024-25». 


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ROMA - Non sarà un tavolo delle trattative. Quello ci sarebbe stato mesi fa se il governo avesse davvero voluto coinvolgere il calcio e lo sport di vertice nella decisione di istituire un’agenzia di nomina politica per il controllo dei conti delle società professionistiche, mandando in pensione le commissioni operative da anni. Su questa scelta, già presa e blindata anche in virtù del “sigillo” del titolare del Mef, Giorgetti, l’Esecutivo non intende tornare indietro nonostante le polemiche e la moral suasion già avviata da Uefa e Fifa. «Per quanto mi riguarda il tema non è se farlo, ma come farlo» ha dichiarato ieri il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, alla vigilia dell’incontro di oggi pomeriggio con Federcalcio, Federbasket, leghe e componenti presso i suoi uffici a due passi dal Quirinale.  

Serie A spaccata

A questo vertice la Serie A arriverà spaccata e non soltanto per le note divergenze con la Figc in merito al percorso di autonomia al vaglio di noti giuristi. Stavolta la crepa è interna ed è profondissima, forse insanabile. Ieri Milan, Roma, Inter e Juventus – le big che a inizio febbraio avevano incontrato Gravina in gran segreto per chiedergli di spingere per il format a 18 squadre del campionato - hanno inviato una lettera al presidente della Lega, Lorenzo Casini, dicendogli senza mezzi termini di non sentirsi più rappresentati né da lui né dalla maggioranza che lo sostiene, quella guidata dai presidenti di club vicini al laziale Lotito. Gli stessi che due giorni fa, durante l’incontro informale delle società di A propedeutico alla riunione con la federazione, suggerivano a Casini di non presentarsi in Via Allegri per dare l’ennesimo segnale anti-Gravina. «Come sai, le nostre società non hanno approvato il documento dell’assemblea del 14 febbraio né dunque i suoi contenuti - si legge nella missiva, con riferimento al piano di riforma votato internamente dalla Serie A con astensione proprio da parte di queste quattro società - Ti preghiamo dunque, a partire dall’incontro con il ministro dello sport così come in ogni altro contesto istituzionale in cui rappresenterai le posizioni della Lega fondate su quel documento, di chiarire in anticipo che si tratta di posizioni non condivise e approvate dai nostri club». La Lega ha risposto in serata parlando di proposte “portate avanti su mandato di tutti i club”, specificando che l’astensione delle quattro fosse solo sulla “formula del campionato a 20 e 18 squadre”. Ma le divergenze sono ampie e diversificate.


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