Napoli, Conte è obbligatorio

Leggi il commento del direttore del Corriere dello Sport - Stadio
Napoli, Conte è obbligatorio© ANSA
Ivan Zazzaroni
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A questo punto Antonio Conte diventa necessario. Di più: obbligatorio. Obbligatorio per il Napoli che dopo una stagione di merda - mi scuso, ma non ho trovato una definizione più efficace, ripensando soprattutto all’anno dello scudetto - ha bisogno di sentirsi nuovamente dentro un progetto ambizioso e stimolante. Obbligatorio e indispensabile al recupero di almeno due dei cinque giocatori che già a ottobre manifestavano il desiderio di andar via complicando ulteriormente la vita a Garcia e, in seguito, a Mazzarri e Calzona. Infine salvifico per il campionato che di fuoriclasse della panchina ne ha già seccati quattro. Li ho elencati proprio ieri: in ordine alfabetico, Allegri, Mourinho, Pioli e Sarri. Non abbiamo bisogno di scienziati, ma di gente capace di renderci interessanti e attrattivi, oltre che competitivi in Europa. Non sono l’agente di Antonio, faccio con gioia e tanta soddisfazione un altro mestiere, un bel mestiere, sento però il bisogno di esercitare una forte pressione affinché lui e De Laurentiis trovino l’accordo nel rispetto degli interessi di tutti, in primis della tifoseria napoletana, delle pay e dello stesso presidente. Sospetto che a dividerli, almeno per il momento, siano anche i diritti d’immagine: per noi conta il diritto all’immagine della serie A.

Dopo 15 anni il Napoli è uscito dall’Europa: mi sa che a Conte questa esclusione non dispiaccia affatto, trattandosi di Conference e non di Champions, di impegni del giovedì, oltretutto nei campi più sperduti del Continente. Lo interpreto come un segnale positivo. L’immagine, dicevo, vale molto più di mille parole: a esaltare quella del nostro calcio hanno provveduto Gasperini e Italiano che il 2 giugno si ritroveranno di fronte nel recupero più grottesco degli ultimi anni. Ieri Gasp ha tolto alla Roma il pensiero della SuperChampions maltrattando il Torino con lo stesso punteggio che quattro giorni prima gli aveva consentito di vincere l’Europa League: Gian Piero, che non vuole essere considerato uno scienziato ma un artigiano, ha compiuto a gennaio 66 anni, uno più di Ancelotti sistematico finalista di Champions, e a 66 anni ha scoperto di essere attualissimo, modernissimo, imitatissimo.

Smaltita la delusione, la Roma ripartirà da dove è venuta: 63 punti e un’Europa League. Tra l’Eur e Trigoria, però, tutto o quasi è cambiato, si respira un’aria migliore e sono sicuro che Ghisolfi non potrà fare peggio di Pinto: a differenza del portoghese (a proposito, auguri per Bournemouth), conosce il mestiere per averlo praticato. Inoltre De Rossi è entrato perfettamente nel ruolo e potrà finalmente indicare giocatori più vicini alle sue idee. Lo stesso farà la Lazio con Tudor, i cui princìpi di calcio sono molto validi: Igor ha grandi qualità, deve comunque migliorare nella comunicazione entrando nel mood laziale. Torna in B il Frosinone: gli hanno dato una spinta alcune decisioni arbitrali. Al presidente Stirpe, un galantuomo, ricordo che ogni tanto i piccoli devono montare su un piedistallo. Altrimenti non li vede nessuno. Lui capirà.


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