Bologna, una squadra dotata di pensiero positivo

La compagine di Thiago Motta soffre contro l'Atalanta ma alla fine conquista la vittoria e certifica il quarto posto
Alberto Polverosi
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Sette giorni, da domenica alle 18 fino a ieri alle 17, compresi i recuperi sono 320 minuti in campo, divisi in sei tempi regolamentari e due supplementari. Energie fisiche e nervose lasciate sul prato in dosi massicce, soprattutto per una squadra non abituata a ritmi così serrati. Per questo la partita con l’Atalanta era quella più complicata, nascondeva rischi che il Bologna in questa stagione, ma anche in quelle passate, non aveva mai affrontato. Complicazioni e rischi che la rete di Ferguson, con la fascia di capitano al braccio, ha dissolto. E’ un momento straordinario per la creatura di Thiago Motta. L’ha pensata, costruita e modellata a suo piacimento, le ha dato vita e garbo, forza e virtù. L’ha dotata di un pensiero positivo che la sostiene in ogni momento della partita, anche se va in sofferenza, come è successo ieri pomeriggio fra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo quando l’Atalanta ha creato una mezza dozzina di occasioni da gol. Era l’avversario peggiore che potesse capitare al Bologna in fondo a questa fantastica settimana, la forza fisica e l’aggressività del calcio di Gasperini (che Thiago conosce bene) ha tolto ai rossoblù lucidità e brillantezza, ma non la convinzione, non la fiducia in loro stessi. I bergamaschi hanno avuto più di una possibilità per segnare e probabilmente anche per vincere, però l’impianto bolognese ha retto e alla fine, proprio perché pensa positivo, il Bologna s’è preso i tre punti.

Il Bologna ora può sognare

Quarto posto confermato, il terzo, ora occupato dal Milan, distante solo due punti. Per la prima volta, da quando esistono i 3 punti a vittoria, cioè dal 94-95, il Bologna ha superato quota 30 (è a 31) nelle prime 17 giornate. Difficile, se non impossibile, a inizio stagione immaginare questi risultati (dentro ci va messa anche la qualificazione ai quarti di Coppa Italia col successo in rimonta a San Siro contro l’Inter) e questo gioco (escluso ieri). A Bologna si può sognare. Possono farlo anche i meno giovani, ricordando certe meraviglie del passato. Questa squadra ha perso solo due volte nelle prime 17 giornate e solo in un campionato di tanto tempo fa aveva perso di meno (una sconfitta): facile indovinare l’anno, quello di grazia (rossoblù) 63-64. Un passato ricordato, guardacaso, proprio ieri con lo storico striscione nella vecchia curva Andrea Costa, oggi Bulgarelli, “Lo squadrone che il mondo tremare fa”. Erano le parole che accompagnarono il Bologna alla vittoria del trofeo dell’Esposizione di Parigi nel ‘37, quasi un secolo fa. Si può sognare anche perché oggi questa squadra ha un giocatore che fa impazzire chi ama il calcio, non solo chi è di fede rossoblù. Quando Joshua Zirkzee entra sulla scena, tutto intorno si fa silenzio, col respiro sospeso per l’attesa della magia. Perché di magia si deve parlare quando l’olandese fa un colpo di tacco sulla trequarti, e riprende la palla, un tocco di esterno, e riprende la palla, un tocco di interno e Fabbian, magicamente, è davanti alla porta dell’Atalanta. Che insulto al calcio quel gol sbagliato.


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