Dallinga esclusivo: "Io e Castro insieme per la Coppa Italia al Bologna"

L'attaccante olandese è ancora alla ricerca del primo gol in rossoblù: "Ma sento la fiducia della gente e di mister Italiano"
Dallinga esclusivo: "Io e Castro insieme per la Coppa Italia al Bologna"© FOTO SCHICCHI
Stefano Brunetti e Dario Cervellati
13 min

BOLOGNATra i vicoletti o sotto i portici del centro di Bologna, dove ha preso casa insieme alla compagna Liz, al piccoletto di famiglia, Nilo, che ha solo 7 mesi, e ai suoi due cani, «già, siamo molto impegnati», Thijs Dallinga respira «fiducia». L'avverte nell'aria, gliela esprimono i tifosi rossoblù che ogni tanto lo fermano per strada per salutarlo, incitarlo. «Qua la gente vive per il calcio, ma non è una pressione negativa, è uno stimolo e mi piace molto. Mi dicono che aspettano i miei gol, ma me lo dicono in chiave positiva. È bello». Già, perché questo ragazzone di 24 anni che con il Tolosa o a casa sua segnava a raffica e che apre ad un duetto con Castro «ho giocato a due punte in Olanda e ho segnato tanto», qua in Italia ancora non si è sbloccato. Ci era riuscito a Liverpool in Champions League, ma per una questione di centimetri la sua rete è stata annullata. «Erano sempre situazioni al limite. La loro linea difensiva faceva un passo avanti all'ultimo momento per metterti in offside, ma in azioni simili in cui avevano cercato di mettermi in fuorigioco non ci erano riusciti. Io volevo festeggiare, ma quando ho visto la reazione della gente attorno ho intuito e mi sono fermato». E ci era riuscito anche in serie A, a Roma contro i giallorossi. Ma stavolta un suo tocco di mano, seppur totalmente casuale e involontario, ha vanificato l'esultanza. «Io in quella situazione non avrei potuto fare nulla di diverso, penso anche di non aver tratto vantaggio da quel tocco di mano». Ma la regola è così, il calcio è così, la vita è così. E allora ecco che Dallinga l'affronta anche con un'alzata di spalle al mondo intero. «Se sapessi cosa non ha funzionato finora, lo avrei già cambiato. Ma penso anche di essere stato sfortunato, perchè se uno di questi due gol fosse stato regolare sarebbe stato più facile dopo. È un aspetto dell'arrivare in un nuovo paese, in un nuovo campionato, ci sono alte aspettative e devi trovare la strada, devi abituarti ad una nuova lingua, ad una nuova squadra: tutto questo fa parte dei motivi per i quali, forse, non sta andando come avrei voluto prima».  

L'intervista a Dallinga

Anche il suo connazionale ed ex del Bologna Zirkzee, ora al Manchester United, ci ha messo del tempo prima di cominciare a fare gol e a mostrare pienamente le sue qualità in serie A.  
«Sì, ho sentito che anche lui ha avuto problemi alla sua prima stagione qui. Penso che siamo due persone completamente diverse, ma forse alcuni dei piccoli problemi iniziali che ho io adesso sono gli stessi. Questo è il calcio. Non hai tempo di adattarti: il tuo club paga tanti soldi per te, le persone si aspettano che vai a segno e giochi bene direttamente e ti supportano; per questa ragione voglio fare lo stesso e se rimango positivo posso ripagare il Bologna».  
 
Joshua, che è venuto in hotel a Liverpool per salutare i suoi vecchi compagni, le ha dato qualche consiglio alla vigilia di quella sfida di Champions League? 
«Tutti volevano parlargli così si è fatto abbastanza tardi e gli ho parlato poco. Non abbiamo affrontato in profondità il tema Bologna, ma più che altro mi ha raccontato della partita contro il Liverpool, che lui aveva già affrontato in stagione, spiegandomi che era stata una gara molto difficile».  
 
Per lei che emozione è stata tornare ad Anfield dove aveva già giocato in Europa League? 
«È un luogo iconico, pieno di storia: è davvero speciale giocare lì. La scorsa stagione in Europa League, perdemmo, io segnai un gol. Per me è stato bello tornarci: ho vissuto emozioni extra, perchè ho segnato ancora, anche se purtroppo il gol è stato annullato».  
 
La prossima avversaria europea sarà il Lilla, a cui lei ha già segnato con la maglia del Tolosa.  
«Sì, è stato bello, sarebbe bello farlo la terza volta consecutiva». 
 
Conosce i loro punti deboli, anche se in difesa hanno cambiato alcuni giocatori? 
«Sono cambiati abbastanza. Il loro giovane centrale è andato al Manchester United, ma penso che siano rimasti molto fisici. Poi certamente ogni difesa ha i suoi punti deboli, dobbiamo analizzarli e sfruttarli a nostro vantaggio». 
 
Conosce bene anche il Monaco, che è appena stato a giocare al Dall'Ara, quale delle due squadre crede sia più forte? 
«Il Monaco ha più qualità, ma il Lilla ha comunque ottime doti. Certo, possiamo vincere». 
 
In spogliatoio credete ancora di poter riuscire ad avanzare in Champions League? 
«In Europa finora il periodo è stato difficile. Ancora non abbiamo segnato, ma il momento può cambiare molto velocemente. Questo format ti dà ancora la possibilità di andare avanti. I giochi non sono ancora fatti, abbiamo ancora tempo e partite per passare il turno». 
 
Gli obiettivi di questo Bologna quali sono? 
«Ci sono tante cose per cui lottare questa stagione. Il sogno è vincere la Coppa Italia, andare avanti in Champions League e arrivare il più in alto possibile in serie A. Mentre a livello personale voglio tornare in campo e fare quello che ho fatto la scorsa stagione».  
 
In Ligue 1 con la maglia del Tolosa lei è sempre andato in doppia cifra di gol e ha pure vinto, da capocannoniere, la coppa nazionale.  
«A Tolosa non eravamo tra le top favorite, ma la coppa porta qualcosa di speciale, qui la gente si aspetta di più che al Tolosa e abbiamo una buona possibilità di fare davvero bene in Coppa Italia. Vedremo dove possiamo arrivare: noi giochiamo per vincerla». 
 
Prima, però, c'è la partita contro la Lazio. Tornate a Roma, dopo il successo dello scorso turno di campionato contro i giallorossi.  
«Siamo in un buon momento, sarebbe bello tornare lì vincere ancora e segnare un gol che non venga annullato». 
 
A Roma si è sbloccato Karlsson, che dal suo arrivo in Italia non aveva ancora mai segnato. Le ha detto qualcosa? 
«Parliamo, certamente, ma la sua situazione è diversa dalla mia. Io sono concentrato su me stesso e sul lavorare per tornare a fare ciò che ho fatto».  
 
Come vive un attaccante quei momenti in cui non riesce a fare gol?  
«È il gioco mentale dell'attaccante. Le persone guardano a quanti gol hai segnato, dunque è normale che magari entri 5 minuti, non c'è tanto tempo per segnare, ma la gente vede che per un'altra partita non hai segnato. Se, però, guardi ai minuti che ho giocato o le partite che ho iniziato non sono così tante. Io devo stare calmo, ci sono momenti in cui un attaccante non segna, ne ho già vissuti in carriera e non devo preoccuparmi, solo continuare a lavorare». 
 
Quali sono stati i suoi momenti difficili? 
«Quando ero al Groningen sono stato infortunato per un lungo periodo e volevo fermarmi, ma anche all'Excelsior ho segnato tanto ad inizio stagione, poi dopo l'inverno sono rimasto a secco per alcune settimane e la gente diceva "non segna più" e bla, bla, bla: sono cose che mi fanno sorridere».  
 
Quindi anche le voci sull'eventualità di un innesto in attacco a gennaio non le ascolta? 
«Non sono informazioni utili a me, sono cose che non posso controllare. Sono arrivato con positività, se alcuni dicono, quando non segni per un paio di settimane, che c'è bisogno di qualcun altro è una parte del mondo del calcio. Non mi faccio confondere da queste cose. Io ho firmato qua per 4 stagioni e non sono di certo uno che si arrende. Non segnare per un paio di settimane non è per me un motivo per lasciare».  
 
Per ora basta la competizione interna con Castro.  
«C'è una sana competizione, nel Bologna ce n'è sempre, serve alla squadra: entrambi diamo il nostro massimo in campo». 
 
Pensa che potreste anche giocare insieme?  
«Per me non ci sarebbero problemi. In Olanda ho giocato in un modulo con la doppia punta e ho segnato tanti gol. Sarebbe interessante, ma non siamo nè io nè lui a decidere». 
 
Tocca ad Italiano. Vincenzo cosa le sta dicendo?  
«Anche lui è arrivato questa stagione e anche per lui è una nuova sfida come per me: mi ha detto cosa si aspetta da me e quello che non deve mancare mai».  
 
Con la lingua italiana sta avendo difficoltà?  
«Sì, è una parte della sfida dall'arrivo in un nuovo paese. Lo sto studiando, è difficile, ma comincio a capirlo. Il mister non parla inglese, così quando non capisco una parte delle indicazioni chi è più vicino a me in campo mi traduce».  
 
Per capire il livello di ambientamento serve sapere se le piacciono i tortellini. 
«Sia alla panna che con il brodo. Zirkzee ha detto dei tortellini nell'acqua? Mi piacerebbero anche così» sorride. 
 
Che differenze ha trovato nel calcio italiano rispetto a quello olandese e francese? 
«In Italia è più uomo contro uomo, è più una battaglia tra te e il tuo difensore. L'avversario ti segue e tu devi seguirlo, mentre in Olanda o in Francia si lavora più a zona». 
 
Così è più difficile sprigionare l'istinto del gol. Lei ha sempre giocato da attaccante? 
«Sì, già da bambino volevo segnare e ho sempre giocato da punta o in un ruolo simile al 10, sempre vicino alla porta avversaria».   

Chi erano gli attaccanti a cui si ispirava? 
«Mi piacevano Van Persie, Van Nistelrooy, Luis Suarez che era nel Groningen che tifavo da bambino e che vedevo allo stadio. Ora c'è Thuram, ma anche Lukaku e io guardo molto Vlahovic, ma non so se siamo comparabili».  
 
Un difensore che le piacerebbe incontrare? 
«De Vrij, mi ha impressionato quando sono stato in nazionale». 
 
L'Olanda è un sogno, lo è anche per il suo connazionale Beukema.  
«Nella sua posizione c'è grande competizione nell'Olanda. Per lui sarà una sfida, ma penso che se continua come sta giocando adesso e in passato ha la possibilità di arrivare alla nazionale. Io sono concentrato sul Bologna».  

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