Giulini esclusivo: "Il calcio riprenda con regole e date certe"

Il presidente del Cagliari in esclusiva: «I tifosi meritano di tornare a emozionarsi e a divertirsi come prima del Coronavirus, anche se con gli stadi chiusi. Gli allenamenti collettivi dovranno ripartire il 18 maggio, altrimenti il Governo dovrà dirci che non ha intenzione di farci terminare il campionato»
Giulini esclusivo: "Il calcio riprenda con regole e date certe"
Andrea Ramazzotti
13 min

Tommaso Giulini vuole che la Serie A si concluda soprattutto per la gente. I tifosi meritano in estate di tornare ad emozionarsi e a divertirsi con il pallone. Il numero uno del Cagliari sostiene che ci sia bisogno di regole certe e soprattutto, dopo le dichiarazioni del ministro Spadafora, che il governo non faccia ulteriori passi indietro sulla ripresa degli allenamenti collettivi il 18 maggio. Cominciare oltre quella data sarebbe impossibile.

Presidente Giulini, come sta vivendo nella triplice veste di padre di famiglia, imprenditore e patron del Cagliari questa pandemia mondiale?

«Mi sto godendo molto di più i miei figli e sento maggiormente una responsabilità paterna nei confronti di tutti i nostri lavoratori di Fluorsid e del Cagliari Calcio. Li ringrazio per i sacrifici che stanno facendo in questo momento di grande difficoltà».

Tra vent’anni quale sarà la prima immagine legata al coronavirus che ricorderà?

«Quella degli operatori sanitari avvolti nei loro dispositivi di protezione che lottano per salvare le vite della gente. Sembra di vivere in un film di fantascienza».

A inizio marzo avrebbe mai immaginato che la settima giornata di ritorno sarebbe rimasta l’ultima giocata del campionato?

«No altrimenti sarei stato un cretino a cambiare allenatore (ride, ndr)».

Martedì scorso la Lega ha votato all’unanimità per la ripresa della Serie A. Com’è nata questa compattezza?

«L’unità della Lega nasce dalla necessità di maggiore professionalità nella gestione del momento. È infatti inaccettabile la strumentalizzazione di due bozze di documenti tecnici allo scopo di definire le posizioni delle società rispetto alla ripresa. Serviva una posizione chiara».

Qualche suo collega però si è già pentito di aver votato a favore della ripresa...

«Io guardo in casa mia. Noi siamo favorevoli alla ripresa, ma a certe condizioni. Ritengo che non sia opportuno riprendere gli allenamenti, con protocolli complessi e onerosi come quelli finora ipotizzati, se non vengono chiarite determinate questioni. Diciamo quattro».

Quali questioni?

«Innanzitutto la certezza di riprendere il campionato con date, luoghi e modalità definite. E’ già un passo avanti aver individuato la data limite oltre la quale questo campionato non potrà scollinare cioè domenica 2 agosto».

Perché sarebbe troppo rischioso riprendere gli allenamenti e poi fissare una data per la ripresa della A?

«Perché bisogna scrivere le regole del gioco prima che il gioco riprenda. Quindi è opportuno che non si ponga il focus solo sul protocollo sanitario, ma anche sugli aspetti regolamentali, giuslavoristici, organizzativi e delle varie responsabilità che da questi derivano».

Non crede che sia impossibile avere date e luoghi certi prima di riniziare gli allenamenti?

«Non solo non è impossibile, ma è indispensabile. Semmai nuove circostanze impreviste potranno portare a successive modifiche sempre entro la data limite del 2 agosto. Oltre quella si dovrà cristallizzare la classifica».

Cosa ne pensa di una Serie A 2020-21 a 22 squadre?

«In caso di conclusione della A il 2 agosto, con le coppe europee che si chiuderanno il 29 agosto, immagino che la nuova stagione non riprenderà prima di fine settembre e di conseguenza vedo difficile trovare le date per giocare la A a 22 formazioni».

Andiamo avanti con la seconda questione.

«Serve un regolamento chiaro e inappellabile in caso di eventuali contagi all’interno di una o più squadre. O peggio, in caso di nuovo lockdown. In circostanze simili il campionato andrebbe decretato concluso e la classifica cristallizzata a quel momento».

In caso di nuova positività nel suo protocollo la Figc parla di isolamento del giocatore positivo e di 2 controlli a distanza di 5-7 giorni per il gruppo squadra. La Fmsi invece segue la legge statale ovvero tutti subito in quarantena e stop al campionato. Lei da che parte sta?

«Sono dalla parte della Figc, ma chiaramente se poi un organo di controllo indipendente dovesse accertare la positività per esempio di un terzo della rosa di una squadra, la stagione andrebbe chiusa lì. Altrimenti sarebbe impossibile garantirne una benché minima regolarità».

La Bundesliga però ricomincerà il 9 o il 16 maggio e ha scelto la strada della Figc. Rischioso?

«Decidere con buon senso e prendendosi delle responsabilità non è mai privo di rischi».

Perché secondo lei in Germania, in Spagna e in Inghilterra stanno pianificando la ripartenza con più decisione rispetto all’Italia?

«Perché l’Italia è stato il primo Paese europeo colpito dal coronavirus. Abbiamo purtroppo pagato un prezzo carissimo a livello di vite umane e immagino ci sia la volontà, come successo con le attività produttive, di usare la prudenza. A questo punto però gli allenamenti collettivi dovranno ripartire entro e non oltre il 18 maggio, altrimenti il governo dovrà dirci in modo inequivocabile che non intende farci terminare questo campionato».

Passiamo alla terza.

«E’ indispensabile il prolungamento dei prestiti e dei contratti in scadenza il 30 giugno fino al nuovo termine della stagione».

Il Cagliari ha parecchi giocatori in prestito. Un problema in più per voi in questo finale?

«Sono certo che uomini come Radja Nainggolan continuerebbero comunque a dare il 100% per il Cagliari fino all’ultimo minuto dell’ultima gara. Chi non lo farà, rimarrà a guardare».

E per quel che riguarda i giocatori in scadenza di contratto, come si comporterà?

«Come ho sempre fatto ovvero con un principio di meritocrazia. Decideremo chi rinnovare a fine stagione».

Finiamo con l’ultima questione.

«Ci vuole un accordo di rinuncia parziale alla retribuzione da parte di tutti i calciatori in rosa che per più di 2 mesi consecutivi non avranno fornito alcuna prestazione».

Su questo punto qualche società si è portata avanti e qualche intesa è già stata trovata.

«Sono ancora troppo poche le squadre che hanno raggiunto un accordo. E’ falso dire che si pretende di far cadere solo sui calciatori il peso di questa crisi. La crisi cade in primis sulle società e sui dipendenti costretti alla riduzione degli stipendi o alla cassa integrazione. Anche i calciatori devono fare la loro parte e devono farla subito».

Il Cagliari con il suo spogliatoio a che punto è?

«Attendo aggiornamenti in merito dal direttore Carli».

Si aspettava più collaborazione dai calciatori e dall’Aic?

«C’è una palese volontà di prendere tempo che si scontra sia con l’azzeramento dei ricavi da stadio, merchandising e franchising che i club hanno già subito sia con la parziale svalutazione del parco giocatori che accadrà anche in caso di conclusione del campionato».

Se i giocatori accetteranno di scendere in campo fino a fine luglio, non crede che, almeno gli svincolati, chiederanno un mese di stipendio in più?

«Sì. Qualora i mesi di inattività si limitassero a due e mezzo come speriamo, credo infatti sia congruo che i calciatori rinuncino solo a un dodicesimo della loro retribuzione complessiva».

C’è chi sostiene che se il campionato non finirà, più di una società non ripartirà. Ipotesi troppo pessimistica oppure...

«Per ora sono solo speculazioni. Certamente qualora la Serie A non fosse completata e i principali campionati europei sì, la competitività futura delle squadre italiane ne risentirà parecchio a causa di ulteriori perdite di numerosi ricavi rispetto alle altre Leghe più importanti».

Un italiano su due è tifoso di calcio e quasi tutti sperano che la Serie A riparta. Le piacerebbe un’estate... a tutto calcio?

«Sì. Peccato che in ogni caso sarà un calcio a porte chiuse, ma per tutti quanti potrebbe essere un modo per riaccendere la passione e le emozioni».

Che giudizio dà del protocollo fatto dalla Figc? Anche il Cagliari qualche critica l’ha mossa...

«Non entro nel merito. Il nostro responsabile sanitario, Marco Scorcu, è uno dei più apprezzati e longevi medici sportivi italiani. In questa delicata fase è importante che i medici continuino a fare i medici e i presidenti pensino a fare i presidenti. Con le relative responsabilità che ne derivano»

Come giudica l’idea della Figc di far usare a ogni società 1.000 tamponi, ma acquistarne 2.000 o addirittura 5.000 per devolverli alla cittadinanza?

«Fluorsid e la fondazione Giulini stanno portando avanti innumerevoli azioni di aiuto e solidarietà sul territorio. Se poi la Figc dovesse chiedere a tutte le società di regalare dei tamponi, il Cagliari Calcio lo farà con piacere».

Si aspettava che le tv chiedessero un riequilibrio dei pagamenti (Sky) o una dilazione (Dazn e Img)? Lei lo avrebbe fatto al loro posto?

«Non c’è alcun motivo contrattuale per chiedere uno sconto a maggior ragione se il campionato dovesse concludersi e tutte le giornate fossero disputate».

Se la Serie A riprenderà, che finale sarà quello del Cagliari?

«Il migliore possibile».

Che giudizio dà della stagione finora? Dopo quell’inizio super si aspettava di più e invece...

«Invece (risata amara, ndr) siamo entrati in un anno bisestile, con una pandemia in corso. Veda lei...».

Zenga è l’allenatore con il quale pianificare un Cagliari in versione... europea?

«Jurgen Zenga (il riferimento è a Klopp al quale Giulini paragona il suo nuovo tecnico, ndr) è già europeo, anzi internazionale. Sperando che in futuro ci sia ancora un’Europa, più solida e unita. A proposito fatemi fare un augurio affettuoso a Walter che domani (oggi, ndr) compie 60 anni... nel nostro centro sportivo».

Un 2020 così ha rovinato il centenario della nascita del club e il cinquantesimo anniversario dello scudetto. Come “recupererete” i festeggiamenti?

«Il lockdown ha permesso a quell’impresa storica che è stata il tricolore del Cagliari di avere ancora più visibilità a livello nazionale: con il campionato fermo, in tv è stato dato il giusto spazio a partite e servizi su quella grande squadra. E mi ha fatto piacere che i nostri tifosi abbiano manifestato il loro affetto esponendo qualcosa di rossoblù ai loro balconi e alle loro finestre. Per quel che riguarda il centenario, vedremo se più in avanti si potrà organizzare qualcosa tutti insieme».

A che punto è l’iter per la costruzione del nuovo stadio e perché avete rinunciato all’area commerciale?

«Pianificare ulteriori spazi commerciali ora non sarebbe stato né strategico né opportuno. Siamo in un momento in cui i commercianti ripartiranno con grande fatica e bisogna tenerne conto. Le istituzioni dovranno incentivare chi vuole ancora investire nelle infrastrutture nonostante la crisi economica che verrà».

Quando sarà pronto lo stadio?

«La prossima settimana potrebbe essere quella propizia per Sportium (la società prescelta per la progettazione del nuovo impianto, ndr) per iniziare la progettazione definitiva. Se mi chiedete quando sarà pronto, ad oggi la data prevista per l’inaugurazione potrebbe essere per la stagione 2023-24».

Se chiude gli occhi e pensa al mondo del calcio il prossimo anno come lo immagina?

«Un gran caos. Sarà l’occasione per un bel lavaggio gastrico sperando di ripartire da basi solide e con un calcio più a misura di tifoso». 


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