Ikoné e le ali che brillarono a Firenze

Alberto Polverosi
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Ikoné sta cominciando ad avvicinarsi alla dimensione del buon giocatore. Tecnico, veloce, pungente, un attaccante esterno che può (potrebbe) dare qualche soddisfazione alla Fiorentina nel 2023. Fatica ancora un po’ ad associarsi alla squadra, ma ora che Italiano ha spinto un po’ più su il gioco delle sue ali anche il francese sta mostrando qualcosa di diverso rispetto alla sbiadita stagione scorsa.

Il problema dell’ex del Lilla è lo stesso di tutta la Fiorentina: gol pochi, pochissimi, quasi rari. Undici in 121 partite in Ligue 1, tre in 31 partite in Serie A con la Fiorentina. Perché possa arrivare al livello delle grandi ali della storia del calcio viola deve fare un bel salto in avanti. Deve imparare a far gol. Per questo non ci sembra il caso di ricorrere al confronto con Luciano Chiarugi, ala del secondo scudetto della Fiorentina, capace di segnare 33 gol in 140 partite di campionato, 13 in 28 di Coppa Italia e 12 in 21 nelle coppe europee. Anche Chiarugi amava tantissimo il dribbling, ma al momento buono sapeva cosa fare e dove mettere il pallone. Evitiamo soprattutto paragoni con i protagonisti di quel ruolo delle epoche precedenti, era un altro calcio e soprattutto Julinho e Hamrin erano altri calciatori. Così come Daniel Bertoni, il puntero, ala di una classe fantastica, di una tecnica tagliente. Daniel, sottoporta, era cattivo.

Ma anche in tempi più recenti la Fiorentina ha avuto ali, o attaccanti esterni, di primo piano. A Firenze ricordano ancora le gesta dello spagnolo Joaquin che rimase solo due anni perché voleva tornare al suo amato Betis Siviglia. Sulla fascia destra era inafferrabile. Il più sorprendente è stato di sicuro Momo Salah. Arrivò qui nel gennaio 2015 come “scarto” del Chelsea e fu una specie di apparizione. Sedici partite soltanto in maglia viola con 6 gol, sufficienti per far capire a tutti che razza di campione era capitato in viola. Prima di Salah, acquisto-lampo (nel senso che arrivò e se ne andò nel tempo di un lampo) dei Della Valle, la grande ala dei Cecchi Gori era stato l’ucraino e nazionale russo Andrej Kanchelskis, preso anche lui dalla Premier League. Se Taribo West non gli avesse frantumato la caviglia con un’entrata-killer, la Fiorentina di Malesani avrebbe scritto un’altra storia. Poi Cuadrado, soprannominato la vespa, e Federico Chiesa anche se della famiglia Chiesa il vero cannoniere in viola, giocando esterno o da seconda punta, è stato suo padre Enrico. Insomma, caro Ikoné, comincia a far gol e poi se ne riparla.


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