Prima di poterlo definire “ultimo stadio” dovrà passare ancora molto tempo eppure Fiorentina e Comune di Firenze, in questa fase di studio su dove andrà a giocare la squadra durante i lavori a Campo di Marte, non sembrano avere alcuna fretta. Certo, il cronoprogramma scorre veloce e per poter far sì che l’Europa sia disposta a garantire a Palazzo Vecchio fino all’ultimo centesimo dei fondi PNRR per ristrutturare l’Artemio Franchi ogni tappa dovrà essere rispettata a menadito. Ma al momento nessuno - né in casa viola né nei dintorni dell’ufficio del sindaco Nardella - se la sente di scommettere un solo un euro su dove Biraghi e compagni saranno chiamati a traslocare a cantieri aperti per due anni. Le idee non mancano, così come gli identikit che la società ha già fatto pervenire all’attenzione del primo cittadino eppure la sensazione è che serviranno ancora molti mesi prima che sia messa la parola fine su questa vicenda.
Le idee
La deadline del resto è lontana, visto che Fiorentina e Comune avranno tempo fino a giugno 2024 per comunicare alla Lega in quale impianto i viola disputeranno le proprie partite casalinghe nelle stagioni 2024/25 e 2025/26, ma è chiaro che prima o poi la rosa andrà sfoltita. Petalo dopo petalo. L’elenco degli impianti fin qui vagliati come soluzione tampone è davvero lungo e in particolare comprende quelli di Reggio Emilia (il favorito, se pur con l’evidente criticità legata alle presenze domenicali del Sassuolo o della Reggiana), Parma, La Spezia ed Empoli. L’obiettivo principale della società di viale Fanti - che pur adeguandosi alle scelte di Palazzo Vecchio non ha intenzione di spendere soldi per usufruire di un alloggio alternativo - è quello di garantire ai tifosi durante i lavori l’utilizzo di uno stadio che abbia tutti i co m fort di un’arena di Serie A, che non sia troppo distante da Firenze e che, possibilmente, abbia anche gli standard per poter ospitare una competizione Uefa.
Due impianti
Ed è proprio qui che è stato riscontrato forse il problema più grosso di tutti: nessuno degli stadi che sono stati presi in esame (se non il Mapei, appunto) possiede infatti quest’ultima caratteristica ed è dunque probabile che la soluzione finale sia che la Fiorentina - in caso di partecipazione a un torneo Uefa nella stagione 2024/25 o in quella successiva - sarà costretta a dividersi addirittura in due impianti. Uno per le gare di A (Parma, La Spezia o Empoli, anche se il Comune della città toscana non ha pare aver fatto salti di gioia a questa prospettiva) e uno per l’Europa (il Mapei). Esclusa per adesso, nonostante il tentativo di pressing della Regione Toscana, l’ipotesi dello sfruttamento del campo d’atletica della scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze: con la ristrutturazione delle tribune e delle aree circostanti il Comune dovrebbe accollarsi una spesa che oscilla tra i 10 e i 20 milioni di euro. Un’enormità.
Contraccolpi
Le discussioni andranno avanti nei prossimi giorni e aumenteranno non appena Commisso farà ritorno a Firenze tra un mese. Anche perché la Fiorentina vorrà approfondire quale sarà il contraccolpo economico a cui dovrà far fronte a livello di ricavi: il trasloco in un’altra città per due stagioni avrà infatti ripercussioni sul bilancio (tra campagna abbonamenti e introiti al botteghino), un po’ come già accaduto nel 1989/90, quando in occasione della ristrutturazione del Franchi per i Mondiali di Italia ’90 la Fiorentina fu costretta a dividersi tra il Comunale (semivuoto), lo stadio di Pistoia e il Curi di Perugia, soprattutto per la Coppa Uefa.