Fiorentina, è Nico Gonzalez l’evoluzione dei numeri 10

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Fiorentina, è Nico Gonzalez l’evoluzione dei numeri 10
Alberto Polverosi
4 min

Qualche anno fa, durante un’intervista inserita in un’inchiesta pubblicata su questo giornale sul valore, l’importanza, la necessità e la funzione dei numeri 10, Zvonimir Boban ha detto: «Quando parli di un forte numero 9, dici: “Quello è un grande centravanti”. Ma quando parli di un vero numero 10, dici: “Quello è un grande giocatore». Il 10 ha fatto un giro infinito nel nostro calcio. Prima era un regista, stava dentro le righe, poi ha cominciato a tracciarne di nuove, è stato una mezz’ala, è diventato un trequartista, infine un cannoniere come Platini, Baggio, Del Piero e Totti. E’ stato l’immenso con la classe inarrivabile di Pelé e di Diego. E’ stato poesia prima che venisse contagiato dalla necessità dei gol. Firenze ne ha conosciuti alcuni straordinari. Miguel Montuori del primo scudetto, fantasista col 10 (era di Rosario, come Messi). Poi Picchio De Sisti del secondo scudetto, regista col 10. Giancarlo Antognoni, sempre e per sempre “unico 10". Roberto Baggio che col 10 sulle spalle portò, suo malgrado, Firenze alla rivolta. Manuel Rui Costa, il 10 dell’assist. Adrian Mutu, il 10 fenomeno, come cantava la Fiesole. C’è stato di recente uno sfortunato passaggio sulle spalle di Castrovilli ancora in attesa di ritrovarsi dopo un’altra operazione. Oggi quel 10 appartiene a Nicolas Gonzalez. Un’ala. Un’ala? Ma siamo sicuri? Gonzalez è stato l’acquisto più costoso nella storia della Fiorentina. Che negli ultimi giorni di mercato ha rinunciato a una lussuosa plusvalenza pur di trattenerlo a Firenze, anche per la soddisfazione del giocatore. E’ il suo terzo anno in viola, 8 gol nel primo (in tutte le partite ufficiali), 14 nel secondo e ora è già a 4.

Fiorentina, l'evoluzione di Gonzalez

La sua crescita è evidente, non solo tecnica ma anche di personalità, e in questo processo appare evidente il lavoro di Italiano. Oggi è l’attaccante che trascina e che, come dicevamo, sta cambiando alla sua maniera i connotati del numero 10. Nico parte sulla fascia destra, si accentra e tira di sinistro. Questa è la prima versione, ma solo una delle tante. Sempre più spesso rientra fin sulla linea di metà campo, chiede palla ai difensori centrali o ad Arthur, salta il primo uomo, rifinisce per l’altro attaccante esterno o per il centravanti oppure va dritto alla conclusione. Non ha più una posizione, ne ha tante e le sceglie in base ai movimenti, anzi, agli spazi che gli avversari concedono. La sua azione nasce da fuori area, talvolta dalla lunga distanza, e termina ai bordi dell’area piccola. Sparge ovunque il suo talento, ha un modo particolare di dribblare, si incunea fra la palla e l’avversario, gli rosicchia lo spazio e poi accelera. Può colpire in tanti modi diversi, ma in quest’ultimo periodo il suo colpo di testa è diventato una sentenza. Come ruolo non è un 10 nel senso tradizionale e nemmeno nel senso moderno. Forse è una evoluzione tattica, ma di quel numero mostra con orgoglio il fascino e la seduzione. E’ diventato il giocatore fondamentale per la squadra. C’è una Fiorentina con Gonzalez e un’altra senza.


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