Fiorentina, la zona Champions non è più un caso

Leggi il commento al monento della squadra viola, dopo la vittoria di Udine
Fiorentina, la zona Champions non è più un caso© LAPRESSE
3 min

Non è la prima volta che la Fiorentina di Italiano raggiunge la zona-Champions dopo 5 giornate, era capitato anche due anni fa, allora però sembrava quasi un caso, oggi sembra il segnale di una crescita. Restiamo al “sembra” perché nella vittoria di Udine la Fiorentina non ha raggiunto il massimo, ma una serie di massimi probabilmente irripetibil i e non tutti di segno positivo . La massima concretezza più volte reclamata dal tecnico (due tiri in porta, due gol), il massimo della fortuna coinciso col massimo dell’imprecisione dei friulani (occasioni a raffica gettate al vento), il massimo del rendimento di Terracciano (spaventosamente miracoloso), il massimo dell’efficacia in zona-gol di un difensore centrale (due reti di fila di Martinez Quarta con movimenti da centrocampista), il massimo della qualità di Bonaventura (assist da numero 10 per la rete di Quarta e gol dopo uno dei suoi soliti inserimenti). Per i tifosi, anche il massimo godimento.

Fiorentina, le novità di Italiano

Si sono viste cose nuove nella Fiorentina di Udine, a cominciare dalla massiccia rotazione di Italiano che, dopo la spietata autocritica per i soli due cambi a San Siro contro l’Inter, stavolta ne ha fatti otto rispetto alla gara di giovedì col Genk. Il più fortunato è stato quello in porta: i 3 punti appartengono quasi esclusivamente a Pietro Terracciano che dopo ieri (e dopo quello che aveva combinato Christensen a Genk) ha chiuso il ballottaggio col collega danese, il titolare è lui. Meglio i cambi in corsa. Kayode è entrato dopo 6 minuti al posto di Dodo (brutto infortunio) e ha giocato la sua terza partita come le altre due, da diciannovenne che sembra un trentenne, con gamba e testa; Arthur ha preso il comando che Maxime Lopez, alla prima da titolare, non era riuscito a conquistare; Duncan ha dato slancio.

Italiano e la difesa a tre

E poi Beltran al fianco di Nzola per la prima volta in questa stagione. Quando ha messo dentro l’argentino, Italiano ha abbandonato le ali, ha tolto Kouame e Brekalo e con Beltran è entrato Milenkovic. Difesa a tre, come era successo l’anno scorso a San Siro contro l’Inter (allora entrò Ranieri), modulo 3-5-2, e come allora ha portato a casa la vittoria. Doveva difendersi meglio, Milenkovic ha portato sicurezza e muscoli contro Success, e Italiano ha pensato in modo elastico, senza inchinarsi al sacro modulo d’attacco. Ha visto l’obiettivo, non il gioco, non l’Idea, e ha cercato di proteggersi come meglio era possibile. Non comincerà mai una partita con tre difensori centrali (anche perché ne ha appena tre...), ma questo passaggio può diventare la soluzione di un allenatore che sa cambiare.


© RIPRODUZIONE RISERVATA