Se la Fiorentina si ispira all’Atalanta

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Alberto Polverosi
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Se la Fiorentina vincerà la Conference lo farà sullo stile dell’Atalanta. Chiariamo subito, Atalanta-Bayer è difficilmente ripetibile visto che non si è trattato di una partita ma di un’invasione di gioco, i tedeschi si sono arresi di fronte a una squadra armata di tecnica, di gambe e di forza fino ai denti. Però è quello il comando calcistico che Italiano nei suoi tre anni viola ha messo nella testa della Fiorentina. Attaccare e attaccare. Certo, la statura dei viola è nettamente inferiore a quella dell’Atalanta, ma anche l’Olympiacos non è proprio dello stesso livello del Bayer.
La Fiorentina non si difenderà ad Atene, non lo sa fare, non lo vuole fare. Ha un esempio da seguire ed è legato proprio all’Atalanta, alla semifinale d’andata di Coppa Italia, quando i viola hanno dominato dall’inizio alla fine. Giocherà così la Fiorentina, o meglio, cercherà di giocare in quel modo. E rischierà, ovviamente. Come nell’ultima partita a Cagliari quando, come spesso càpita, stava per prendere un paio gol in contropiede. L’ha salvata Terracciano. Però l’esperienza dell’anno scorso, nella finale di Praga contro il West Ham, potrebbe suggerire qualcosa di leggermente differente. Allora venne incolpato Igor per il gol decisivo di Bowen all’ultimo minuto. Nella difesa alta, altissima, si infilò come una saetta il centravanti degli inglesi. E siccome l’Olympiacos al centro del suo attacco ha un velocista come El Kaabi un pizzico di prudenza in più non guasterebbe. Se Ranieri (responsabile del gol di Deiola a Cagliari) avesse la condizione fisica di un mese fa, sarebbe lui la scelta giusta, ma oggi non è al top. Italiano, oltre a Milenkovic, potrebbe puntare su Martinez Quarta, in quel caso dovrà chiedere all’argentino l’attenzione e la concentrazione spesso smarrite.
Secondo sistema consolidato, la Fiorentina attaccherà sugli esterni, con Dodo e Biraghi talvolta oltre Gonzalez e Kouame, il giocatore a cui Italiano rinuncia sempre a malincuore. Meglio lui di Ikoné, la differenza non è nella tecnica (aspetto in cui il francese si fa pure preferire), ma nella sostanza, nell’applicazione, nella corsa sulla fascia intera che sarà preziosa per i viola. Gonzalez dovrà muoversi su linee diverse, creare e concludere sono i verbi che gli si addicono. La sua condizione è migliorata in queste ultime settimane e il gol di Cagliari gli ha dato anche qualcosa in più. Si può immaginare come l’uomo decisivo della finale.
La riflessione di Italiano in questa lunga vigilia si basa molto sul centrocampo. La coppia ideale è Arthur-Mandragora, un regista di equilibrio e un mediano capace di contenere ma anche di arrivare alla conclusione con un sinistro che non lascia indifferenti. Meglio Arthur di Maxime Lopez e meglio Mandragora di Duncan in questo momento. E poi? Qui la scelta dell’allenatore oltre che tecnica è anche tattica. Deve ragionare sul trequartista, sul giocatore che può bilanciare o sbilanciare tutto l’assetto. E’ preferibile Bonaventura a Beltran, anche se nessuno dei due è al massimo della condizione. Diciamo Bonaventura non tanto per il gol di Cagliari, peraltro stupendo, ma perché ha un senso calcistico più completo dell’argentino che nelle ultime uscite è sembrato un po’ fragile sul piano fisico, di poco impatto. Bonaventura ha tutto ciò che serve per ricoprire quel ruolo (che gli ha cucito addosso lo stesso Italiano) in una partita così delicata, dove servono gambe e testa, visione ed equilibrio. Anche se in qualche occasione Beltran ha fatto pure la mezz’ala (contro la Lazio), il movimento di copertura è più nelle corde dell’ex milanista. Infine la scelta del centravanti. Punteremmo su Belotti con Nzola da far entrare quando l’ex romanista avrà dato tutto in una partita che, possiamo facilmente immaginare, sarà una battaglia. Nel finale, uno col fisico dell’angolano potrebbe diventare prezioso.


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